Sempre più  campi del Sud del mondo vengono spazzati via ogni giorno per far posto a produzioni intensive destinate a diventare biocarburanti.  Così facendo, milioni di persone si trovano senza terra e senza cibo, solo perché il Nord del mondo possa continuare a fare il pieno al serbatoio delle auto.

 

E' la denuncia di ActionAid, che si propone di  fermare tutte le politiche del governo italiano a favore dei biocarburanti. Impegnata da oltre 30 anni a fianco delle comunità del Sud del mondo contro la povertà e l'esclusione sociale, ActionAid è attiva in Kenia, Tanzania e India a difesa delle popolazioni che si vedono sottrarre le loro terre per essere trasformate in coltivazioni di biocarburanti, ma molti altri territori sono interessati da questo fenomeno che aggrava la crisi alimentare. Ora con un nuovo rapporto, fà luce sulle ripercussioni negative della produzione di biocarburanti ben superiori ai presunti benefici climatici e invita all'azione attraverso una petizione online.

La direttiva europea 2009/28/CE RED, fissa come obiettivo minimo entro il 2020, il raggiungimento del 20% di energia proveniente da fonti rinnovabili sul totale dell'energia consumata e del 10% nel solo settore trasporti e quindi attraverso i biocarburanti.
Il governo europeo e quello italiano, vogliono far credere che sostituendo il petrolio con i carburanti prodotti da materiale vegetale (biodiesel, bioetanolo e biogas), si riduce l'emissione di gas serra. Ma diversi studi dimostrano l'esatto contrario, ovvero che i biocarburanti non solo non fanno diminuire la Co2 ma aggravano il già drammatico problema della fame nel mondo.
Se da un lato le piante utilizzate per produrre i biocarburanti assorbono anidride carbonica durante la loro coltivazione e le emissioni nocive prodotte sono senz'altro inferiori, dall'altro lato considerando l'energia utilizzata lungo tutta la filiera dei biocarburanti, la riduzione delle emissioni complessive rispetto al carburante di origine fossile è molto variabile e può essere anche solo del 10%.
Si stima che per soddisfare l'odierna domanda mondiale di biocarburanti sia necessario utilizzare oltre 100 milioni di ettari di terreno agricolo, pressappoco il 7% di tutto il terreno arabile e quello occupato da colture permanenti del pianeta. La scarsità di terre arabili spinge le nazioni industrializzate a rivolgersi ai paesi poveri per trovare nuovo suolo coltivabile. Per produrre più biocarburante, vengono sottratte superfici alle foreste, alla vegetazione e alle colture alimentari, togliendo cibo alle popolazioni e mettendo a rischio la protezione dei contadini poveri, la promozione dello  sviluppo rurale e la sicurezza alimentare mondiale.

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