Uno studio della Stanford University avverte: attenti ai combustibili verdi. In parti colare lo studio si rivolge al bilancio di carbonio dei prodotti come i biocarburanti prodotti in agricoltura come gli oli di soia e di palma. "il fatto è che questi biocarburanti di origine agricola finiranno con l'aumentare le emissioni di gas serra" spiega Holly Gibbs, il ricercatore che ha presentato lo studio in occasione dell'incontro annuale dell'American Association for the Advancement of Science.
Infatti molti dei paesi che progettano l'adozione di biocombustibili non hanno estensioni di terreno coltivabile da dedicare a tali colture. Il risultato sarà una massiccia importazione di materia prima da paesi tropicali, nei quali l'agricoltura può espandersi ai danni delle foreste. Olio di palma, cassava e canna da zucchero, le coltivazioni che promettono una maggiore efficienza, crescono solo nei paesi tropicali. "E' come riscaldare casa tenendo le finestre aperte, semplicemente non è una politica intelligente" ha commentato Peter Frumhoff, della Union of Concerned Scientists, presente all'incontro.
Impiegando dettagliate immagini satellitari, Gibbs ha tracciato i cambiamenti di uso del suolo dagli anni '80 al  2000. Negli anni '80 circa la metà dei nuovi terreni agricoli, proveniva dalla deforestazione. Negli anni '90 questa quota era vicina al 70 per cento. Nel decennio successivo era salita all'80 per cento. Nel calcolare la riduzione di emissioni di carbonio ottenuta con l'impiego di biocarburanti, ha aggiunto Gibbs, bisogna mettere nel conto la emissioni di gas serra legate alla deforestazione che causata dalle colture agricole. Le colture più efficienti non consentono un risparmio maggiore di 2,5 tonnellate di carbonio per ettaro. Una percentuale insignificante, se paragonata al carbonio emesso abbattendo la foresta.

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