Roma, 17 gennaio 2007 - Greenpeace lancia l'allarme per la distruzione delle foreste indonesiane, dove vivono specie in pericolo come gli orang utan. La minaccia è rappresentata dall'espansione delle piantagioni di palma da olio, dovuta alla crescente domanda europea di biodiesel. Subito dopo l'emanazione della direttiva europea che stabilisce una crescita dell'utilizzo di biomasse, il governo indonesiano ha approvato progetti per l'espansione della piantagioni di palma da olio in vaste aree in Papua e Kalimantan.


"A causa dell'indiscriminata espansione delle piantagioni di palma da olio da parte del governo indonesiano, la direttiva europea rischia di diventare il colpo di grazia per le residue foreste del sud-est asiatico e per le specie che le abitano. Greenpeace sostiene l'utilizzo di biomasse per contrastare il rilascio di gas serra, ma distruggere le nostre foreste non è certo la soluzione. Chiediamo ai consumatori europei di richiedere parametri rigorosi  affinché il biodiesel non venga dalla distruzione delle foreste" afferma Hapsoro, responsabile foreste di Greenpeace Indonesia.

A partire dal 2003, i paesi europei hanno dichiarato una crescita del consumo di biodiesel del 2%, crescita destinata ad arrivare al 5.75% entro il 2010, e dovrebbe raggiungere il 10% entro il 2020. Subito dopo l'annuncio della Commissione Europea, il governo indonesiano ha firmato ben 58 accordi, per un valore di 12,4 miliardi di dollari, finalizzati all'incremento della produzione di biodiesel, e legati all'espansione delle coltivazioni su circa un milioni di ettari in Papua e Kalimantan, senza che siano state fornite indicazioni sulla salvaguardia dell'ambiente.

Le foreste indonesiane vengono distrutte all'incredibile velocità di 2,8 milioni di ettari l'anno, la più elevata al mondo. Ogni anno scompare un'area grande quanto la Toscana. Nel 2006 alluvioni, incendi e smottamenti causati dalla distruzione delle foreste hanno causata migliaia di vittime e danni incalcolabili.

Greenpeace sostiene l'impiego di biodiesel come alternativa ai combustibili fossili per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti, purché vengano da agricoltura sostenibile, e non provochino direttamente o indirettamente la distruzione di ecosistemi intatti, e non rappresentino una minaccia alla sicurezza alimentare.

 

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