Dal Canada all'India anche i lavoratori forestali celebrano il Primo Maggio, ma non si parla soltanto di diritti del lavoro, ma il giorno del lavoro diviene  occasione per affrontare il tema della gestione responsabile delle foreste. In passato, gli interessi dei tagliaboschi sono stati spesso contrapposti alle istanze di protezione delle foreste avanzate da popoli indigeni e associazioni ambientaliste, ma questa contrapposizione sembra ormai superata.

L'esaurimento delle foreste da parte di un'industria vorace, che distrugge risorse forestali e si sposta in altre regioni abbandonando al loro destino tagliaboschi e comunità, unisce lavoratori forestali e comunità indigene nella richiesta di una politica responsabile e condivisa di gestione e utilizzo del territorio.
Lo scorso anno, circa due milioni di persone sono morte sul lavoro, ha osservato proprio oggi il leader del sindacato lavoratori forestale dell'Alberta, richiedendo pratiche di lavoro rispettose dell'ambiente e al tempo stesso delle norme a tutela della sicurezza dei lavoratori. In India invece i forestali si sono uniti alle comunità tribali per esigere il riconoscimento dei diritti sulle terre ancestrali, già sancito dalla legge. Approvato nel 2006 dal Parlamento indiano, il Recognition of Forest Rights Act riconosce alle tribù  e ad altre comunità tradizionali della foresta la gestione delle terre ancestrali, ma la legge è infatti violata proprio dall'autorità che dovrebbe implementarla, a causa della sua collusione con i potentati locali. Rispetto dei diritti ancestrali, utilizzo locale delle risorse, condivisione dei benefici e al tempo stesso gestione responsabile del territorio: è la ricetta che unisce sempre più forestali e popoli indigeni, sulla base del rispetto degli ecosistemi e delle comunità che li abitano.

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