Da quando, due anni or sono, una legge degli Stati Uniti vieta l'importazione di minerali legati ai conflitti in corso nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, le imprese del settore elettronico hanno mosso i primi passi per ripulire la propria catena di approvvigionamento, ma ancora si muovono molto a rilento. E' quanto emerge da un rapporto pubblicato dal Progetto Enough, che valuta i passi intrapresi dalle principali 24 imprese di elettroniche.

Al primo posto  Intel, HP, Motorola Solutions, e Apple, che hanno intrapreso misure sostanziali per tracciare il minerale nella propria catena logistica, anche ricorrendo alla certificazione. Dall'altra parte Canon, Nikon, Sharp, e HTC, che hanno fatto ben poco per evitare di utilizzare minerali legati ai conflitti.
In fondo alla lista si colloca la Nintendo, che non ha fatto praticamente nulla per tracciare o controllare la sua catena di fornitura.


Questa è la seconda volta Enough classifica le imprese in base al proprio impegno nell'evitare minerali legati ai conflitti armati. La prima classifica era stata pubblicata nel 2010.

"Gran parte del progresso che è stato fatto da aziende di elettronica sui minerali dei conflitti può essere attribuita all'azione diretta dei consumatori - ha dichiarato l'autriceautore del rapporto Alexandra Hellmuth - Sta crescendo un movimento di massa dei consumatori che richiede l'impiego di minerali puliti. Gli studenti universitari sono stati in prima fila, attivandosi in oltre cento campus".

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