Due omicidi a settimana. E’ il prezzo pagato per la difesa dell’ambiente. Secondo un rapporto recentemente pubblicato dal Global Witness “How many more?” (Quanti ancora?), sono almeno 116 gli attivisti ambientalisti che sono stati assassinati nel 2014, alcuni sono uccisi dalla polizia durante le proteste, gli altri abbattuti da sicari ignoti. Mentre le grandi compagnie cercano di impossessarsi di terreni sempre più vasti, ai danni delle comunità locali, delle foreste e di altri preziosi ecosistemi, gli ambientalisti pagano un prezzo altissimo per proteggere questi beni comuni.
 
Lo scorso anno il numero di attivisti stati uccisi per aver difeso l’ambiente è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Il 40% delle vittime erano indigeni, e in gran parte si opponevano a progetti energetici, miniere e piantationi. Le aree più a rischio, secondo l’analisi di Global Witness, sono il Centro e il Sud America. La gran parte degli omicidi si verificano in località remote, o nel profondo delle foreste, dove l’accesso ai media è scarso, la legge non è presente, e le forze di polizia sono spesso corrotte. E’ quindi probabile che il numero degli omicidi non riportati renda ben più alto questo bilancio di morte.
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