Jakarta, 25 dicembre 2008 - Amnesty International chiede una investigazione immediata sui fatti che hanno portato alla distruzione del villaggio di Suluk Bongkal da parte della polizia di Riau, nell'isola di Sumatra, Indonesia. 
Un bambino di due mesi è stato ucciso dalle ustioni riportate nel rogo del villaggio, appiccato dalle forze di polizia.  Un altro bambino, di due anni di età, è morto mentre fuggiva nella jungla in seguito all'attacco della polizia. Dopo aver disperso gli abitanti del villaggio con granate lacrimogene e pallottole di gomma, 300 abitazioni sono state date alle fiamme da un elicottero della polizia, che secondo gli abitanti avrebbe fatto uso di napalm, e quindi spianate dai bulldozer dell'impresa forestale interessata ai terreni del villaggio, lasciando 400 persone senza casa, a vivere nella jungla.
Due giorni più tardi un elicottero della polizia avrebbe sorvolato le tende di fortuna erette dai profughi e le ha bombardate con pietre.
 
L'operazione di polizia ai danni del villaggio di Suluk Bongkal è la conclusione violenta di un conflitto durato 12 anni tra gli indigeni Sakai e l'impresa Arara Abadi, che rifornisce di legno la cartaria Indah Kiat Pulp and Paper, del gruppo APP - Sinar mas.
 
La Arara Abadi rivendica una concessione di oltre 350.00 ettari di foresta da convertire in piantagione, concessione che però secondo investigazioni della stessa polizia di Riau, era stata rilasciata illegalmente. I Sakai si appellano invece a una delibera del Ministero delle Foreste che riconosceva ai residenti il diritto di restare nelle loro terre (S 319/Menhut-VI/2007),
 
Amnesty International ha richiesto una immediata investigazione sui fatti di Suluk Bongkal "centinaia di persone sono costrette a vivere nella foresta, e due famiglie soffrono la perdita dei loro bambini" ha dichiarato Josef Benedict di Amnesty. Il portavoce della polizia ha confermato gli incidenti, ma si è rifiutato di dare una risposta alle richieste di Amnesty. Ha inoltre dichiarato che  81 dei 131 contadini arrestati saranno processati per incitamento alla violenza e violazione di proprietà.
 
Ma c'è un retroscena che riguarda il principale produttore di carta dell'intera Indonesia, la Asian Pulp & Paper (APP). Lo scorso anno, la polizia di Riau aveva messo sotto accusa direttamente la APP per il sistematico taglio illegale, grazie a una rete di corruzione che arrivava fino ai vertici del Ministrero delle Foreste. L'illegalità si basava proprio sul rilascio di concessioni da parte del Ministero seguendo procedure addomesticate, in violazione alle leggi nazionali, e uno dei casi di punta dell'inchiesta riguardava proprio la concessione di Suluk Bongkal. In seguito alle pressioni del ministro delle foreste Malam Sambat Kaban, indagato di rango, è stato allontanato il capo della polizia della provincia di Riau, Gen. Brig. Sutjiptadi, quindi l'inchiesta è stata chiusa apparentemente senza motivo. Gli incidenti di Suluk Bongkal confermano che la corruzione detta ancora legge, e la APP ha vinto la battaglia per il controllo delle foreste di Sumatra, e si può permettere di applicare la legge del terrore. Intanto foresta di alto valore di biodiversità, e importantissime per il clima globale, vengono rase al suolo dai baroni della carta, che vendono, tra l'altro, anche alle cartiere italiane meno attente all'origine dei propri acquisti.
 
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