Un vero pasticcio. Petrolio che sgocciola e schizza da tutte le parti, torrenti inquinati, campi distrutti, foreste avvelenate, comunità ridotte sul lastrico. Nessuna cultura della manutenzione, efficienza zero. E' l'immagine dell'Agip che traspare dai rapporti delle missioni sul campo organizzate dall'Environmental Rights Action, la branca nigeriana di Friends of the Earth.

Si chiama NAOC (Nigerian Agip Oil Company) ma il suo nome è Agip. Infatti la NAOC è un joint venture tra l'Agip e l'impresa petrolifera statale NNPC.

Secondo l'Eni, le consociate nigeriane dell'Agip NAOC, NAE e ANR brillano per responsabilità: hanno emanato una security policy e una Sustainability Policy e si aprestano a varare il Human Rights Compliance Assessment, "uno strumento all’avanguardia per la verifica della coerenza tra la gestione delle operazioni e le indicazioni provenienti dalle Convenzioni Internazionali in materia di Diritti Umani."

Le ispezioni sul campo realizzate da Friends of the Earth Nigeria presentano però un quadro diverso.
E' il caso delle comunità Ijaw di Okpoama (governatorato di Brass Stato del Bayelsa) vivono tra la foresta a l'Oceano Atlantico. La loro attività prevalente è la pesca, ma gli impianti dell'Agip hanno riversato petrolio nell'acqua e ora non ci sono più pesci.
La comunità Ijaw di Etieama, nel governatorato di Nembe, convivono con un solo impianto dell'Agip, ma anche qui il petrolio scorre a fiumi. Secondo la comunità di Nembe, quello che manca all'Agip è la cultura della manutenzione. Gli oleodotti, risalenti al1972, sono abbandonati a sé stessi. Sversi di petrolio si sono ripetuti nel 1995, nel 2000 e nel 2009. Il petrolio sversato si trova ancora al suolo, e non è stato bonificato.

Non va meglio a Okoroba, nello stato di Bayelsa: di nuovo torrenti inquinati, morie di pesci, uccelli lacustri ricoperti di petrolio. E poi i gas flares, le torri di fuoco che bruciano nella foresta 24 ore su 24, portandosi via la notte inquinando l'aria.
Le fiamme sono talmente imponenti da essere visibili nelle immagini satellitari. E sono  illegali dal dicembre 2008, ma le compagnie petrolifere continuano a bruciare sul posto i gas che vengono su assieme al petrolio. Ogni anno gas per 2,5 milioni di dollari viene dato alle fiamme. E le comunità locali devono subire.

Proprio pochi giorni fa, l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni è stato insignitodel premio Corporate Social Responsibility Award 2009, assegnato dalla FPA - Foreign Policy Association alle aziende e alle personalità distintesi nella responsabilità sociale di impresa e nel contributo allo sviluppo sostenibile delle aree in cui operano. Un remio ben assegnato.

 

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