Il voltafaccia del governo britannico è il più clamoroso dalle elezioni. David Cameron è stato costretto ad ammettere che il progetto di svendere le foreste britanniche fosse un autentico disastro. Lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il ministro dell'ambiente Caroline Spelman: "E' chiaro che gli esperti e l'opinione pubblica non sono d'accordo", ha detto assumendosi "la piena responsabilità" del progetto fallito.

 

Prima era stato lo stesso Cameron ad confessare durante il Question Time in Parlamento che il piano di privatizzazione oramai non andava a genio neppure a lui. Rispondendo a una domanda del segretario laburista Ed 'Il Rosso' Miliband, che gli aveva chiesto se fosse soddisfatto dell'iniziativa del ministero dell'Ambiente, il primo ministro non aveva voluto fare la parte del cattivo Sceriffo di Nottingham: "Per la verità non piace neanche a me", aveva risposto tra le risate dell'aula. Il primo ministro ha cercato di insistere sul fatto si trattasse di una semplice consultazione.

La decisione di Cameron è stata presa dopo aver visto gli elettori conservatori unirsi alle posizioni di 'verdi' e della sinistra del Socialist Workers Party nel nome di Robin Hood: una coalizione improbabile nata a ottobre e che è arriva ta a raccogliere oltre 500 mila adesioni online.

Un recente un sondaggio ha mostrato che l'84 per cento del pubblico fosse contrario alla vendita. Contro la privatizzazione si erano schierati anche un centinaio di vip, dall'arcivescovo di Canterbury alla cantante pop Annie Lennox, dalla stilista Vivienne Westwood allo scrittore Julian Barnes, tutti convinti che "La Gran Bretagna è una nazione insulare ma quando i britannici hanno tempo libero, non vanno al mare, si rifugiano nelle foreste". Per il governo, che dalla privatizzazione si aspettava di incassare alcune centinaia di milioni di sterline, "E' un fiasco - ha ammesso al Guardian una fonte di Downing Street - vogliamo solo non doverci più pensare".

 

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