Il Messico campione della riforestazione? Sembrerebbe di sì. Lo scorso giugno il Presidente Felipe Calderòn si è visto aggiudicare l'ambito premio dell'Unep "Global Leadership Award". Ma non è tutto oro quello che luccica, e a qualche mese di distanza le grandi foreste piantate dal governo messicano non si trovano.
 Greenpeace ha recentemente accusa il governo federale di barare sui numeri: metà del budget investito sarebbe "evaporato" prima di arrivare ai progetti di riforestazione. Ma an che i progetti sarebbero in gran parte mera facciata: la piantumazione di milioni di alberi poi abbandonati alla siccità, e il 93% delle piantine è ora ridotto a un fistuco secco. Greenpeace ha inoltre accusato la commissione nazionale Conafor di gonfiare dati e risultati: "il governo di Calderòn ha investito milioni di pesos, annunciando il progetto con le fanfara e grancassa, ma ha buttato via ingenti fondi pubblici per un progetto di scarso valore ambientale" ha commentato Juan Carlos Carrillo di Greenpeace. La piantumazione di specie di alberi per uso commerciale, anche qualora fosse stata portata avanti con maggiore efficienza, avrebbe comunque comportato impatti dannosi sul suolo, sulle specie viventi e sul sistema idrogeologico.
Secondo l'associazione ambientalista, il governo continua a consentire la distruzione delle foreste naturali, per sostenere gli interessi delle grandi piantagioni di soia e dell'industria e del legname. Invece piantare alberi (destinati a seccarsi) con vistose operazioni di facciata, sarebbe molto più efficace proteggere le foreste naturali sostenendo progetti di uso sostenibile, beneficiando in questo modo le comunità locali e la biodiversità.
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