Roma, 10 febbraio 2003 - Mentre la nave ammiraglia di Greenpeace Rainbow Warrior continua a documentare operazioni di taglio illegali o distruttive lungo le coste dell'Indonesia e le rotte del legname illegale, in Italia Greenepace ha diffuso oggi un rapporto sul ruolo svolto dalle importazioni italiane di carta nella distruzione delle foreste indonesiane.

Mentre in Malaysia i governi della terra discutono di protezione della biodiversità, la cellulosa proveniente dalla distruzione delle foreste asiatiche continua a essere scaricata nei nostri porti" ha commentato Sergio Baffoni, di Greenpeace.

L'industria del legno e della carta in Indonesia di basa prevalentemente sulla deforestazione. In Indonesia ogni anno vengono distrutti 2,5 milioni di ettari di foresta. Questa distruzione è alimentata dalla domanda internazionale di carta e compensato.

L'industria indonesiana della carta e della cellulosa ha visto negli ultimi anni una crescita impressionante, passando da una capacità di 606.000 tonnellate annue nel 1998 a 4 milioni di tonnellate nel 2000, mentre la capacità  produttiva di carta è passata nello stesso periodo da 1,2 a 8,3 milioni di tonnellate. Secondo i calcoli del World Reources Intitute, l'85% circa della produzione di carta e cellulosa proviene dall'abbattimento di foreste naturali. La produzione della cellulosa sarebbe responsabile da sola della distruzione di 835.000 ettari di foresta tra il 1968 e il 1999.

Il caso più allarmante riguarda la foresta di Tessa Nilo, in Indonesia, tagliata a raso dal colosso indonesiano della carta, APRIL. I 1.800 chilometri quadrati di foresta, nella provincia di Riau, rappresentano un vero e proprio tesoro ambientale e la maggiore biodiversità del pianeta: per fare un esempio, vi sono state rilevate 218 piante vascolari in appena 200 metri quadrati, circa il doppio di quelle riscontrate in altre foreste tropicali, come quelle di Brasile, Camerun, Nuova Guinea e Perù. Il 4 febbraio 2002 il Wwf pubblicava il rapporto di una ispezione sul campo nella foresta di Tessa Nilo, che rivelava la minaccia di distruzione per la maggiore ricchezza di biodiversità  del pianeta.

Le foreste pluviali indonesiane sono tra le più ricche di specie viventi. Benché rappresentino appena l'1,3% delle terre emerse del pianete, esse ospitano da sole il 11% delle piante, il 12% dei mammiferi, il 16% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta. Tra essi l'Orangotango, la Tigre di Sumatra, il Rinoceronte di Sumatra, che un tempo popolava tutto il Sudest asiatico, e l'Elefante asiatico. Questa ricchezza biologica fa delle foreste indonesiane il secondo paese del mondo in diversità biologica.

Molte delle specie che abitano queste foreste sono in pericolo. Della Tigre di Sumatra restano 4-500 esemplari, mentre altre specie di questi grandi felini sono ormai estinte (Tigre di Java e Tigre di Bali).
Anche l'Orangutan, uno degli animali geneticamente più vicini all'uomo, è in grave pericolo. Negli ultimi 10 anni il numero di esemplari di Orangutan si è dimezzato, e ora questo grande primate, uno dei più vicini parenti dell'uomo, rischia di scomparire per sempre a causa del taglio illegale di legno.

Il Ruolo Dell'Italia Nella Distruzione Delle Foreste Primarie Dell'indonesia

 

 

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