Singapore, 4 aprile 2006 - Il taglio illegale e senza controlli delle foreste in Papua Nuova Guinea, sta distruggendo interi ecosistemi. Lo denuncia uno studio, svolto dal gruppo statunitense Forest Trends (Ft), che si basa su 63 rapporti scritti dal 2000 al 2005 della Banca mondiale e del governo di Papua Nuova Guinea.
L'attività ? denuncia il rapporto ? è svolta senza rispettare le leggi, ma agendo con corruzione e senza validi controlli delle autorità. Il taglio avviene senza preoccuparsi di preservare l'ambiente e intere foreste sono state "spazzate via".
Il settore è dominato da società malaysiane, che esportano il legno in Giappone, Corea del Sud e soprattutto in Cina, dove buona parte del legno viene lavorato e poi inviato in Europa e Stati Uniti.
"La Cina ? dice Michael Jenkins, presidente di Ft ? deve assumere un ruolo generale di controllo", confacente al suo ruolo di maggiore acquirente, e prendere iniziative per favorire la conservazione dell'ambiente: ad esempio, garantendo che tutto il legname utilizzato per le opere olimpiche sia di provenienza legale. La Cina è ora attenta a preservare le proprie foreste, ma è accusata di comprare immense quantità di legno di provenienza illegale, dall'area del Pacifico come da Africa e America del Sud.
Questo taglio illegale distrugge, secondo il gruppo ambientalista Greenpeace, oltre 250 mila ettari di foresta ogni anno, in una zona dove meno dell'1% delle foreste pluviali sono protette contro lo sfruttamento commerciale. "Senza immediate azioni per fermare il taglio illegale ? dice Steve Shallhorn, capo esecutivo di Greenpeace per Australia e Pacifico ? si estingueranno specie, i cicli delle piogge saranno alterati e il clima mondiale cambierà in modo sempre più veloce".
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