Malgrado le violenze nella Upper Florentine Valley, in Tasmania, le proteste continuano. E dopo le aggressioni scattano le manette. Era accaduto lo scorso autunno: gli attivisti ambientalisti che protestavano pacificamente per proteggere le foreste della Tasmania, venivano aggrediti dagli uomini della Forestry Tasmania and Gunns Limited, che lasciavano dietro di sé due auto in fiamme e diversi feriti. La protesta però non ha si è lasciata intimidire, e anzi, è cresciuta: oltre 500 ambientalisti continuano a bloccare le strade e a  occupare le piattaforme in cima agli eucalipti giganti. 
Il gennaio un campo di ambientalisti ormai insediato da tre anni era stato rimosso dalle forze di polizia, ma le proteste sono rispuntate come funghi, bloccando l'avvio dei lavoro di esbosco. Sono quindi scattate le manette: la polizia australiana ha già arrestato 30 volontari per aver oltrepassato l'area interdetta e per intralcio di pubblico servizio, ossia per essersi incatenati alel ruspe.

La vallata, popolata da eucalipti centenari è stata indicata dall'Iucn come area di importanza internazionale. Questo però non ha fermato i progetti governativi di taglio.

La protesta ha intanto attraversato l'oceano, e di attivisti londinesi si sono arrampicati sugli alberi di fronte all'Alto Commissariato australiano, per protestare contro la deforestazione della Tasmania, mentre una mozione sulla Upper Florentine Valley veniva presentata al Parlamento britannico. Intanto una petizione sottoscritta da un  migliaio di londinesi è stata consegnata all'ambasciata australiana.

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