La costruzione di strade (spesso legate al taglio di legname), di dighe, canali navigabili, miniere o impianti industriali, contribuisce alla deforestazione, non solo per l'impatto diretto (rimozione di foresta, diffusione di inquinanti), ma anche perchè aprono le foreste a successive ondate di sfruttamento incontrollato.

 

Le strade facilitano l'esportazione di prodotti agricoli, e incentivano a colonizzare i terreni rimuovendo gli alberi. Le grandi piantagioni sono possibili solo dove ci sono strade percorribili con mezzi di trasporto pesanti.

 

Il risultato? Quando viene costruita una strad nella foresta, nell'arco di venti anni una fascia di foresta di circa 50 km su entrambi i lati viene distrutta, erosa o frammentata.

 

Inoltre, lunghe strisce senza alberi nel tessuto forestale consentono al sole di raggiungere il terreno e asciugare il suolo, che diventa così il maggior veicolo alla propagazione di incendi forestali. 

 

La costruzione di grandi dighe minaccia o ha ormai distrutto intere foreste in Brasile e Birmania. Nel cuore dell'Amazzonia sono in costruzione almeno 18 fonderie di ghisa. Trivellazioni petrolifere continuano nell'isola filippina di Mindanao, in Ecuador e Costa Rica, nelle foreste di mangrovie della foce del Niger. La corsa all'oro inquina di mercurio i fiumi della Nuova Guinea e dell'Amazzonia.

 
  
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