Benzina sul fuoco: un rapporto fazioso e apertamente razzista invece di chiudere il conflitto tra indigeni e governo peruviano, rischia di generare nuove ostilità. Dopo gli scontri tra comunità indigene e forze di polizia verificatisi lo scorso 5 giugno a Bangua, nel Perù settentrionale, il governo peruviano si era impegnato a nominare una  commissione incaricata di investigare sulle responsabilità negli scontri.

Gli incidenti erano scoppiati dopo che un corteo pacifico era stato assalito dalle forze di polizia, ma il rapporto della commissione ne riscrive la storia, attribuendo ogni responsabilità ai gruppi indigeni, preventivamente manipolati da missionari e politici. Tra gli "agitatori", figura perfino il vescoco Santiago García Racilla, vicario di San Francesco Xavier.

 

"Menzogne" ha commentato il portavoce della rappresentanza nazionale dei gruppi indigeni, AIDESEP.
Il rapporto è l'antitesi di una seria investigazione - aggiunge un comunicato dell'Istituto Peruviano di Difesa Legale - dipinge gli indigeni come gente ignorante, non in grado di capire i vantaggi della legge contro cui protestavano".

Il rapporto si scaglia contro una "antropologia razzista e romantica" che si ostina a proteggere le tribù indie che ancora vivono isolate, mentre gli Indios avrebbero bisogno di rivedere le loro strutture sociali, culturali e religiose, alla luce della modernità e "adattarsi al modello della globalizzazione, ispirato da autentico umanismo".
Insomma, benzina sul fuoco del conflitto indigeno.
Secondo fonti dell'AIDESEP, due membri della commissione si sarebbero rifiutati di sottoscrivere il rapporto.

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