Mentre gli indigeni Penan continuano a presidiare la barricata eretta due settimane fa sulla strada che conduce alla controversa diga di Murum, sono trapelati alcuni progetti di reinsediamento della tribù. I Penan denunciano di essere stata “manipolata” e “truffata” dal governo del Sarawak che sta facendo spazio alla diga. E mentre la rabbia cresce e si diffonde, i Penan Murum dichiarano di essere stati tenuti "completamente all’oscuro" circa i progetti di reinsediamento nonostante la costruzione della diga sia cominciata quattro anni fa e manchino solo pochi mesi prima che le loro terre ancestrali siano interamente sommerse.

 Il velo di segretezza è stato infranto dalla divulgazione di un "Piano di Azione di Reinsediamento" da parte di Sarawak Report, che rivela come il governo stia strumentalizzando gli effetti negativi del dilagare del disboscamento nelle foreste dei Penan per giustificare il reinsediamento della tribù.

"Poiché l'ambiente circostante è stato degradato a causa del taglio del legname e dello sviluppo delle piantagioni - si legge nel piano - oggi i Penan devono dedicarsi maggiormente alla semina di prodotti destinati al sostentamento e alla vendita".

I progetti promuovono il trasferimento dei Penan in "una terra sufficientemente adatta alla coltivazione… per favorire la transizione verso un’agricoltura redditizia", nonostante le prove dimostrino che il sostentamento dei Penan dipenda al 75% della foresta.

“Siamo stati truffati dal governo” ha raccontato un Penan. “Gran parte di quanto speravamo di avere e che il governo ci aveva promesso, non c’è mai stato dato e questo ci fa infuriare”.

I progetti rivelano anche l’approccio a senso unico adottato dal governo nei confronti della diga: "Non prenderemo in considerazione alcun progetto alternativo perché la costruzione diMDHEP (la diga di Murum) è già cominciata".

I Penan continuano a bloccare la strada che conduce alla diga insistendo sul fatto che non se ne andranno fino a quando non saranno stati coinvolti in trattative finalizzate al raggiungimento di un accordo equo.

Madai Salo, capo del villaggio dei Penan di Long Luar, ha dichiarato a Survival: "Le nostre parole sono state manipolate dal governo e dai ministri, noi non abbiamo mai detto che avremmo appoggiato la diga, non siamo mai stati interpellati a riguardo e non l’appoggeremo mai".

"Che si tratti di due settimane, di un mese o di un anno - ha aggiunto un altro Penan dal blocco - resteremo barricati qui fino a quando le nostre richieste non saranno state accolte".

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