Oleodotti e pozzi petroliferi insidiano la foresta amazzonica e gli indigeni Kugapakori che la abitano. L' denuncia la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale. Il progetto di Camisea per l´estrazione e il trasporto di gas naturale è ben noto alla comunità internazionale e agli esperti indipendenti delle ONG per i suoi drammatici impatti sociali ed ambientali.
Le compagnie hanno iniziato la realizzazione del progetto lo scorso agosto prima che le valutazionid'impatto ambientale, previste dalla legge, venissero approvati dal governo locale. In questo modo i lavori sono partiti in chiara violazione della legislazione ambientale vigente in Perù.
 
Numerose e significative lacune esistono nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) delle operazioni di estrazione del gas naturale a monte del progetto, commissionata dal project sponsor Pluspetrol Peru e realizzata dalla compagnia di consulenza inglese Environmental Resources Management (ERM), e nella VIA per il gasdotto, sempre realizzata da ERM su richiesta del principale project sponsor, l´italo-argentina Techint. 
Il permesso ambientale per l´estrazione di gas naturale è stato, infatti, concesso dal governo peruviano soltanto il 17 dicembre 2001, mentre il progetto di gasdotto, che vede il coinvolgimento anche del Nuovo Pignone, è ancora in attesa di una autorizzazione ambientale dalle autorità peruviane.
 
Il progetto 
Il progetto prevede l´estrazione, il trasporto, la distribuzione e l´esportazione di gas da una delle foreste pluviali di maggior pregio da un punto di vista ecologico di tutto il pianeta, nella remota valle di Urubamba, nel sud-ovest peruviano dell´Amazzonia, 500 km a est di Lima.
Le riserve di gas sono state individuate nei pressi del corso del fiume Camisea. Le riserve ammontano a 310 miliardi di metri cubici di gas ed a 600 milioni di barili di liquidi naturali di gas. Per trasportare queste ingenti quantità di gas è prevista la costruzione di due gasdotti, uno per il gas naturale, l´altro per i liquidi di gas, ed una rete di distribuzione per le città di Lima e Callao. La lunghezza della pipeline per i liquidi – 50.000 barili al giorno di capacità – sarà di poco più di 500 km, passando per la foresta amazzonica e per le Ande (con un picco d´altezza di 4.800 metri). L´altra avrà un percorso parallelo, per poi proseguire fino a nord verso Lima, per una lunghezza di 714 Km. La capacità prevista è di 7 milioni di metri cubici di gas al giorno (2,6 miliardi l´anno, a fronte di un fabbisogno annuo del Peru di soli 1,6 miliardi). La rete di distribuzione avrà una lunghezza di 60 Km.
Oltre che per l´uso domestico ed industriale, il gas sarà anche esportato fuori dal Peru. Il totale dei costi per il progetto è previsto intorno al miliardo e mezzo di dollari.
Dopo varie fasi di empasse, durate dalla fine degli anni ottanta al 1998, il progetto ha iniziato l'iter operativo nel 1999, allorché il governo peruviano ha indetto una gara d´appalto internazionale, dividendo Camisea in tre progetti separati (estrazione, trasporto, e distribuzione), con allo studio un quarto contratto relativo all'esportazione.
 
Un disastro ambientale senza precedenti
Gli impatti dell´intero progetto di sviluppo del gas naturale nella regione di Camisea sui delicatissimi ecosistemi della bassa valle dell´Urubamba hanno allarmato da tempo la comunità internazionale. Tali progetti, infatti, stanno già producendo pesanti impatti su alcuni dei sistemi biologici più a rischio al mondo e che sono protetti dalla comunità internazionale proprio per la loro straordinaria biodiversità. Nel 1998, un gruppo di lavoro dell´International Union for the Conservation of Nature (IUCN) ha concluso che Camisea sarebbe ‘l´ultimo posto sulla terra’ da trivellare per la ricerca di combustibili fossili.
Uno studio dell´autorevole Istituto Smithsonian ha riconosciuto che l´area risulta quasi incontaminata, senza alcuna evidenza di attività umane e che la ricchezza di specie ad oggi registrata nell´area è soltanto una frazione della biodiversità esistente nell´intera regione.
La costruzione del gasdotto attraverso l´importante zona di Vilcabamba produrrà impatti dal punto di vista ecologico su tre aree protette – due delle quali sono ancora nel processo di definizione da parte della Global Environment Facility della Banca mondiale. La regione di Vilcabamba è classificata come un luogo ad elevatissima biodiversità. Uno studio congiunto di Conservation International, Global Environment Facility e Banca mondiale afferma che la regione di Vilcabamba ‘contiene una ricchezza biologica e culturale forse senza paragoni con nessuna altra parte al mondo’.
Quindi, la stessa Banca mondiale considera devastante concepire un intervento infrastrutturale in questa regione. Come è possibile che agenzie di credito all´esportazione come la SACE ignorino completamente quello che autorevoli istituzioni internazionali, dotate di dipartimenti ambientali altamente qualificati, hanno affermato pubblicamente da tempo?

Morte e fine dell´isolamento per le popolazioni indigene
Il progetto di Camisea ha già avuto tragici impatti su alcune popolazioni indigene della regione, inclusi i Machiguenga, gli Yine, i Nahua e i Kugapakori, molte delle quali vivono in isolamento volontario. La VIA originaria della parte del progetto concernente l´estrazione di gas naturale, redatta dalla Shell - compagnia che poi si è ritirata dal progetto proprio per l´impossibilità di mitigare gli elevati impatti sociali ed ambientali ad esso associati - ha chiaramente indicato che il progetto avrebbe impatti negativi su queste popolazioni causando loro la perdita di risorse alimentari, la contaminazione delle riserve di acqua potabile, la diffusione di malattie e la distruzione di diversi siti archeologici.

Sebbene l´attuale blocco di esplorazione sia più limitato di quello originariamente identificato dalla Shell, gli impatti del progetto non saranno minori. Già un certo numero di comunità Kugapakori, che vivono in isolamento, subiscono la pressione dei rappresentanti della Pluspetrol Peru per abbandonare la loro vita nomadica. Se queste comunità desiderassero di cambiare il loro stile di vita, a nostro papere avrebbero il diritto di fare ciò secondo le modalità e la tempistica a loro più consona, piuttosto che sotto la minaccia della Pluspetrol Peru e delle altre compagnie. Si pensi, infatti, che la fame si sta aggiungendo al trauma del rapido cambiamento culturale, dal momento che le riserve di cacciagione, da cui i Kugapakori dipendono, sono state già minacciate dal rumore persistente ed acuto dei test sismici per la trivellazione. Il rumore degli elicotteri che trasportano i macchinari nell´area continuerà, tra l´altro, ad acuire questo impatto profondamente negativo.

Le popolazioni originarie della regione di Camisea dipendono completamente per la loro sussistenza giornaliera dall´ambiente rigoglioso ed incontaminato in cui vivono. Gli esperti che hanno visitato in passato le comunità amazzoniche colpite da malnutrizione e malattie attribuiscono le cause di questa situazione alle conseguenze devastanti dell´inquinamento dei fiumi e della ridotta disponibilità di cacciagione e pesce per la gente della foresta che vive nell´area interessata dai progetti di estrazione e trasporto di combustibili fossili. Negli anni ´80, ben il 50 per cento della popolazione Nahua è morta di malattie contratte dai lavoratori stranieri ai tempi in cui la Shell Oil effettuava l´esplorazione preliminare delle riserve di gas naturale nella regione e prima che si ritirasse dal progetto, come suddetto. L´elevata sensibilità ambientale e culturale dell´ambiente in cui si realizza il progetto, quindi, richiede la massima diligenza per la stesura e la revisione degli studi di VIA del progetto e per l´attuazione, poi, delle misure di mitigazione da questi previste. Di contro, le procedure di valutazione ambientale seguite fino ad oggi per il progetto di Camisea mostrano un numerose lacune concernenti questioni fondamentali.

Consultazione fasulla e promesse non mantenute
Pluspetrol ha fallito nel distribuire ai leader e alle autorità delle comunità indigene Urubamba la versione completa del rapporto di VIA di 700 pagine prodotto per la parte di estrazione del progetto, così violando gli impegni inizialmente presi anche con le comunità più remote della regione. L´organizzazione Machiguenga COMARU sostiene, infatti, di non aver mai ricevuto copia dello studio di VIA. Inoltre, i pochi computer esistenti in Urubamba non consentono di scaricare la versione on-line del documento.

La VIA concernente questa parte del progetto è stata resa pubblica da Pluspetrol nel corso di una Public Hearing in Camisea lo scorso settembre, cinque giorni prima del limite di tempo fissato per il pubblico per presentare commenti sullo stesso documento; un periodo senza dubbio insufficiente per produrre un´analisi di un documento lungo e complesso. In seguito alle proteste delle organizzazioni locali e delle ONG internazionali, alla metà dello scorso novembre Pluspetrol Peru ha concesso un ulteriore periodo di tempo per ricevere i commenti indipendenti sulla VIA. Peccato che il limite temporale è stato clamorosamente retrodatato e fissato al 21 settembre! Inoltre, bisogna sottolineare come la mancanza di familiarità da parte delle comunità indigene con le procedure di VIA limita ulteriormente la loro capacità di contribuire attivamente al processo di revisione di questo documento. Queste comunità hanno richiesto, infatti, assistenza indipendente al riguardo e la redazione di un nuovo studio di VIA completamente indipendente per il progetto. Nel frattempo, le comunità indigene e le organizzazioni ambientaliste continuano a richiedere ulteriori tre mesi di tempo per effettuare una adeguata revisione dello studio di VIA.
 

Le società coinvolte 
PROGETTO PER L´ESTRAZIONE DEL GAS (valore 550 M. $) . Lavori iniziati nell´aprile 2002
·       Pluspetrol Argentina      36%
·       Hunt Oil        USA      36%
·       SK Corporation  Corea del Sud      18%
·       Techint Italia/Argentina 10%
PROGETTO PER IL TRASPORTO DEL GAS (valore 820 M. $, periodo di concessione delle infrastrutture previsto per 33 anni – queste passeranno poi al governo peruviano)
CONSORZIO TRANSPORTADORA DE GAS DEL PERU che include
·       Techint Italia/Argentina    30.0%
·       Pluspetrol Argentina    19.2%
·       Hunt Oil        USA    19.2%
·       Graña y Montero        Peru    12.0%
·       Sonatrach   Algeria    10.0%
·       SK Corporation  Corea del Sud     9.6%
 
Inizio lavori aprile 2003
PROGETTO PER LA DISTRIBUZIONE DEL GAS
·       Tractebel (Belgio), parte della Suez  Francia
·       Puntahuacaluna      Peru
  
Progetto per l'esportazione del gas
L´esportazione è prevista verso il Messico e gli USA. Per adesso la Hunt Oil (USA e la SK Corporation (Corea del Sud) hanno formato un consorzio e sono in attesa di trovare un terzo partner. Il loro obiettivo è costruire un impianto di liquefazione del gas naturale in Peru, diminuendo il volume del gas del 99,8 per meglio trasportarlo in Messico (con costi molto ridotti), dove verrebbe de-liquefatto e quindi venduto sul fiorente mercato della California. Portare l´impianto di liquefazione a pieno regime vorrebbe anche dire un sensibile aumento della produzione di gas di Camisea (comportando un aumento nel volume d´estrazione quotidiana e della capacità del gasdotto). Gli studi di fattibilità saranno ultimati entro aprile 2003. Tra le società che se ne stanno occupando anche la Kellogg, Brown e Root (del gruppo Halliburton). I costi dovrebbero ammontare a 1,8 miliardi di dollari, portando il totale complessivo, compresi i primi tre contratti, a 3,34 miliardi di dollari.
 
Il finanziamento 
Le seguenti banche private sono coinvolte nel finanziamento delle varie fasi del progetto: Citibank (USA), J.P. Morgan Chase (USA), Banco de Credito del Peru (Peru), Banco Wiesse Sudameris (Gruppo Banca Intesa Bci, Italia).

A fine agosto l´agenzia di credito all´esportazione americana, la Exim Bank, aveva confermato la validità delle enormi preoccupazioni delle popolazioni locali e delle organizzazioni ambientaliste che fanno campagna sul progetto, negando al consorzio costruttore un finanziamento di 213 milioni di dollari. Ad inizio settembre, invece, la Banca Interamericana per lo Sviluppo ha approvato un prestito di 135 milioni di dollari per finanziare il gasdotto. La Banca Interamericana per lo Sviluppo ha quindi deciso di andare avanti con il sostegno per la realizzazione del progetto. Il segnale lanciato dalla Exim Bank, che tutti gli attivisti si augurano venga recepito dalle agenzie di credito all´esportazione europee, in Italia dalla SACE, non è stato invece colto dalla Banca Interamericana per lo Sviluppo, del tutto incurante delle devastazioni ambientali e dei pesanti impatti sulle popolazioni indigene che il progetto sta già provocando. 
  
Nel frattempo, le perplessità sul progetto sono sembrate sempre più palesi, dal momento che sia l'agenzia di credito all'esportazione americana, la Exim Bank, che l'IDB hanno rinviato per la seconda volta la loro decisione in merito all'approvazione del progetto. Intanto contro la costruzione del progetto iniziavano un'opera di pressione anche importanti stelle di Hollywood! La Exim Bank, che doveva fornire un finanziamento di 214 milioni di dollari, alla fine ha riconosciuto l'incompatibilità tra il progetto ed i propri standard ambientali, e con la decisione del 28 agosto ha clamorosamente negato il suo sostegno. Ora si attendono decisioni analoghe da parte delle altre istituzioni finanziarie interessate (tra cui anche l'italiana SACE).
 
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