Le culture indigene custodiscono una grande ricchezza nutritiva. Lo dice la FAO, nel libro pubblicato assieme al Centro per la Nutrizione e l'Ambiente delle Popolazioni Indigene della McGill University. Ossia, gli indigeni dispersi nel cuore della foresta hanno sviluppato strategie nutrizionali molto efficaci. Purtroppo pero' gli habitat naturali stanno scomparendo, e con loro questo immenso patrimonio. Insomma, quando arriva lo sviluppo, inizia la fame.


Sotto la pressione dello sviluppo economico, dell'industrializzazione dell'agricoltura, dell'economia di scala e della standardizzazione globalizzata, le risorse alimentari locali stanno scomparendo velocemente - insieme con quei regimi alimentari che un tempo mantenevano le popolazioni indigene in forma e in salute. Considerata sempre con disprezzo, l'economia di sussistenza, ancora alimenta milioni di persone, anche se non viene contabilizzata nelle statistiche.
E' il caso delle comunità Karen del Sanephong, sul confine tra Thailandia e Birmania, i cui abitanti possono scegliere tra ben 387 varietà diverse di cibo, tra cui i frutti della benincasa, i frutti dell'artocarpus e le «orecchie di Giuda» (auricularia), secondo i ricercatori autori del libro. La cucina locale presentava una varietà di specialità deliziose non facilmente reperibili nel proprio ristorante locale preferito, come la rana-toro colorata e il porcospino dalla coda a cespuglio. Al confronto, le diete alimentari nei paesi occidentali industrializzati sono molto più limitate, dipendendo sostanzialmente solo da quattro colture commerciali - grano, riso, mais e soia - spesso consumate sotto forma di cibi lavorati o usati come foraggio per l'allevamento.
Ma secondo la FAO, i tre quarti della diversità genetica che si trovava un tempo nelle colture agricole siano andati persi nell'arco dell'ultimo secolo. I cibi tradizionali non solo sono più gustosi, ma contengono alti livelli di micronutrienti. "Il cambiamento da un'alimentazione basata sui cibi tradizionali ad una basata su cibi commerciali e semi-pronti, è spesso accompagnata da un aumento dei disordini alimentari come l'obesità, il diabete e l'alta pressione" spiega Barbara Burlingame, esperta FAO per la Nutrizione, sottolinendo "l'abbondanza di conoscenze che è presente nelle comunità indigene, in diversi ecosistemi, e la ricchezza delle loro risorse alimentari." Insomma, è necessario proteggere questa risorsa, non solo per le popolazioni indigene stesse, ma anche come importante riserva di biodiversità per tutti i paesi.

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