Le foreste del nord del Canada occidentale sono probabilmente assorbendo meno anidride carbonica a causa dei cambiamenti climatici, e il declino rischia di peggiorare, secondo uno studio pubblicato da ricercatori del Quebec e della Cina. Se la situazione non muta, le foreste tenderanno sempre più a emettere in atmosfera più anidride carbonica   di quanta ne assorbono, un fenomeno già studiato nelle foreste pluviali ai tropici, ma ora esteso alle foreste boreali.

Gli studiosi dell'Università di Montreal, in Quebec e di diverse istituzioni cinesi, hanno pubblicato questa settimana sugli Atti  della National Academy of Sciences (degli Stati Uniti), i risultati di uno studio che rinforza con dati certi i timori diffusi circa il declino nella capacità delle foreste del nord di assorbire carbonio - e di fungere da serbatoi di carbonio.

I ricercatori hanno studiato 96 foreste primarie permanenti 20.000 candidati, concentrando la propria attenzione sui pioppi, tra gli alberi più sensibili ai cambiamenti delle precipitazioni. Lo studio ha analizzato solo le foreste che non ancora colpite da infestazioni di insetti o da incendi, e ne ha stimato la produzione di biomassa - in pratica, la crescita degli alberi - tra il 1968 e il 2008.
Sia ad est che ad ovest, gli alberi anno mostrato di vivere meno a lungo, ma mentre nelle province orientali gli ecosistemi erano comunque in grado di ricreare biomassa, nelle province occidentali del Manitoba, dell'Alberta e e del Saskatchewan questo non è avvenuto. La causa possibile? Le minori precipitazioni nella fascia occidentale, e un maggiore aumento delle temperature.

"I nostri risultati indicano che dal 1963 ad oggi, in una vasta fascia delle regioni boreali occidentali, la siccità indotta da stress idrico ha portato a un indebolimento dei serbatoi di carbonio da biomassa, con la maggiore riduzione dopo il 2000", riferiscono le conclusioni delle studio. Le foreste boreali orientali non mostrerebbero un fenomeno similare, perché gli alberi vengono sostituiti velocemente.

"Nel corso del tempo, aumentano gli alberi morti che vengono stati rigenerati - spiega  Changhui Peng, dell'Istituto di Scienze Ambientali dell'Università del Quebec a Montreal - La popolazione di alberi è in declino."
Gli alberi morti rilasciano carbonio nell'atmosfera quando si decompongono. Fino a poco tempo, gli scienziati ritenevano che la diminuzione degli stock di carbonio si limitasse alle foreste pluviali tropicali, mentre ora sembra che questo fenomeno interessi anche le latitudini settentrionali.
La teoria è che più sono gli alberi, e più sono grandi, maggiore è l'anidride carbonica catturata, e quindi la mitigazione dell'effetto serra.

Quasi la metà del carbonio immagazzinato nelle foreste del mondo si trova nelle latitudini settentrionali. Lo stesso fenomeno sembra si stia verificando nelle foreste occidentali degli Stati Uniti, secondo l'US Forest Service, mentre le foreste dell'Europa occidentale sono invece in crescita (a causa della riduzione dell'agricoltura).

Una riduzione della biomassa non significa necessariamente che le foreste si stiano riducendo. Può trattarsi di una riduzione del numero di alberi o solo della grandezza delle piante: insomma, gli alberi si fanno sempre più piccoli.
"In Alaska stiamo osservando un drastico calo di produttività", ha detto Teresa Nettleton Hollingsworth, ecologa del Servizio Forestale degli Stati Uniti. Produttività significa crescita della biomassa. Ed è stata anche registrata una maggiore mortalità tra gli alberi. Ma Hollingsworth ha aggiunto non ci sono prove la variazione è dovuta direttamente ai cambiamenti climatici in Alaska. Potrebbe anche essere causata da infestazione di insetti e dall'aumento degli incendi boschivi, che sono comunque risultati indiretti dei cambiamenti climatici. "Potrebbe essere che il numero di alberi sia rimasti lo stesso, ma che non crescono più come in passato", ha aggiunto.

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