Poznan, 3 dicembre 2008  - A rischio un miliardo di persone se non verranno intraprese azioni urgenti immediata in difesa delle foreste. E' quanto avverte il Centro internazionale di ricerca forestale (Cifor), con il rapporto "Affrontare un futuro incerto: come le foreste e le popolazioni possono adattarsi ai cambiamenti climatici'' che presenterà domani, nell'ambito della Conferenza Onu sul clima. Il vertice di Poznan getterà le basi dell'accordo che prenderà il posto del protocollo di Kyoto, nel 2012. 
Secondo il direttore del Cifor Frances Seymour, la distruzione delle foreste è stata fino ad oggi sottovalutata: "La sfida dell' adattamento è sempre stata considerata secondaria rispetto a quella della mitigazione (cioè del taglio delle emissioni), e invece le due sono indissolubilmente legate". Infatti dalle foreste dipendono le basi della sussistenza di milioni di persone e allo stesso tempo la possibilità dell'uomo di adattarsi all'emergenza clima. 
Secondo gli studiosi abbiamo di fronte uno scenario con una "combinazione senza precedenti di cambiamenti climatici ed eventi come inondazioni, siccità, incendi e altre sfide ambientali". 

L'appello del rapporto ai governi riuniti a Poznan è quello di adottare misure immediate per ridurre la vulnerabilità delle foreste e delle popolazioni che vi abitano, dal migliorare la gestione del rischio incendi alla selezione di colture o piante più adatte a fronteggiare i mutamenti del clima. L'argomento è già sul tavolo dei negoziati nell'ambito della convenzione quadro sul clima (Unfcc), in particolare per quanto riguarda la riduzione della deforestazione e il degrado delle foreste. Secondo i ricercatori, questi importanti ecosistemi hanno il potenziale per svolgere un ruolo di primo piano nella lotta all'emergenza clima ma allo stesso tempo, se vengono distrutte, portare ad una crescita del carbonio nell'atmosfera con relativa accelerazione dell'emergenza clima. 

Secondo Markku Kanninen, coautore del rapporto, entro al fine del secolo, regioni tropicali in Africa, Asia del Sud e America centrale si riscalderanno probabilmente a un ritmo più veloce della media annuale globale: "le foreste amazzoniche sono estremamente sensibili ai mutamenti del clima, e le foreste di mangrovie sulla costa occidentale dell'Africa, che aiutano mitigare le tempeste e sono alla base della pesca, sono estremamente vulnerabili all'innalzamento del livello del mare. Alcune di queste resteranno probabilmente a secco, come già verificatosi in Senegal e Gambia". 

Entro al fine del secolo, regioni tropicali in Africa, Asia del Sud e America centrale si riscalderanno probabilmente a un ritmo più veloce della media annuale globale. Mentre è possibile un aumento delle precipitazioni monsoniche nell'Africa equatoriale, queste caleranno nella maggior parte dell'America centrale. 
 
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