Due investigazioni in Brasile e Bolivia svelano la presenza di reti criminali finalizzate alla distruzione della foresta amazzonica. 25 minatori sono stati arrestati mercoledì scorso in Bolivia, nel corso di una operazione di polizia nella miniera illegale presso la città di San Ramon, in provincia di Santa Cruz, al confine con il Brasile.  L'operazione, che ha coinvolto circa 1.000 militari boliviani, è stato ha coinvolto la regione amazzonica del Beni e mirava a "neutralizzare" lo sfruttamento illegale di oro  lungo il confine con il Brasile.

 

Ben più preoccupante il risultato di un'indagine durata due anni in sei stati dell'Amazzonia Brasiliana, e che ha portato all'arresto di oltre 70 persone nello stato amazzonico del Mato Grosso. Nel taglio illegale erano coinvolte imprese forestali, proprietari terrieri, i compagnie del legno e funzionari ambientali, questi ultimi stati accusati di fornire la documentazione falsa per aiutare i taglialegna, certificando che il legname tagliato illegalmente provenivano da false autorizzazioni. Il Mato Grosso è uno degli stati brasiliani più colpiti dal taglio illegale a causa, per fare spazio all'espansione della monocoltura della soia. Gli arrestati sono ora indagati di associazione a delinquere, corruzione attiva e passiva, furto, appropriazione indebita di territorio, falso in atto pubblico, l'immissione di dati falsati nei sistemi informatici governativi e numerosi reati penali ai sensi della legge brasiliana sui crimini ambientali.

 

 

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