Sono durate anni le investigazioni della Environmental Investigation Agency (EIA) ma alla fine sono state in grado di provare che dal 2008 a oggi oltre 20 imprese statunitensi hanno importato dall'Amazzonia peruviana legno illegale per milioni di dollari. Questo commercio vuola la legge degli Stati Uniti sulle specie minacciate, così come l'accordo sul libero scambio tra Stati Uniti e Perù. Il rapporto si basa sulla denuncia di Francesco Mantuano, pubblicata lo scorso anno da Salva le Foreste, che detiene una concessione forestale nella regione di Loreto.

 

Il rapporto dell'EIA riporta documenti ufficiali che provano almeno 112 le spedizioni illegali di cedro o di mogano sono stati esportati negli Stati Uniti tra il 2008 e il 2010. Carichi regolarizzati con carte false ma regolarmente firmate da funzionari peruviani. Si tratta di oltre il 35 per cento di tutto il commercio di queste specie protette tra gli Stati Uniti e Perù.

Ventidue imprese statunitensi sono hanno importato almeno una partita di questo legno illegale. Almeno il 45 per cento delle spedizioni sono gestite dal principale commerciante peruviano di legname, Maderera Bozovich, e la maggior parte dei carichi sono stati ricevuti dalla sua filiale in Alabama, la Bozovich Timber Products, Inc.

" Riciclaggio e corruzione sono da anni un segreto di Pulcinella nel settore peruviano del legname - ha commentato Andrea Johnson dell'EIA - Gli esportatori e importatori che si fidano dei permessi cartacei sono ora avvertiti".

Il legno illegale nell'Amazzonia peruviana è abbattuto da gruppi di taglialegna, spesso in condizioni lavorative illegali e disumane, e trafugato da aree protette come parchi nazionali, territori indigeni e delle terre pubbliche. I lavoratori migranti si trovano intrappolati in campi situati nel profondo della giungla e le loro operazioni lasciano sulle comunità indigene enormi debiti. Queste pratiche sono gestite da potenti baroni del legname, alcuni dei quali collegati alla criminalità organizzata, che chiudono un occhio sulle violazioni dei diritti umani e sui crimini commessi.

Il legname viene poi riciclato con i documenti aggiustati. Lo schema tipico coinvolge i proprietari di foreste che presentano un piano annuale di raccolta con elenchi di alberi che in realtà non esistono nel loro concessioni di taglio. Autorità spesso compiacenti approvano il prelievo e la vendita di questo legname inesistente.

Sostenute da questi "volumi" fittizi di tronchi, le licenze ufficiali sono poi vendute sul mercato nero e utilizzate per il riciclaggio del legno prelevato illegalmente da altre zone. Rapporto dell'EIA include testimonianze di prima mano e documenti forniti dal proprietario di una concessione forestale, l'Italiano Francesco Mantuano, che dice: "... è impossibile raccogliere legno dalla [mia foresta] ... in pratica, la concessione è stata utilizzata solo per la vendita di 'volume'."

L'EIA ha registrato le testimonianze di uomini e donne che hanno vissuto il dramma del lavoro forzato e degli abusi sessuali nei campi dei taglialegna, e di adolescenti con lesioni terribili e cacciati via senza salario e senza cure.

"L'industria del legno in Perù non porta sviluppo - ha detto Julia Urrunaga dell'EIA. - Il bilancio umano reale di queste pratiche illegali è umiliante." La deforestazione illegale comporta il saccheggio della foresta, danneggiando fauna selvatica in via di estinzione, e contribuendo al cambiamento climatico. Si crea una concorrenza sleale, per le imprese che rispettano la legge della foresta prodotti in Perù, con conseguenti tagli di posti di lavoro e perdite economiche".

 

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