Malgrado il calo del traffico illegale di legname tra la Birmania e la Cina dal 2005 a questa parte, il contrabbando continua senza sosta. Il nuovo rapporto di Global Witnes, A Disharmonious Trade (un commercio senza armonia), si basa anni di ricerche sul campo nello stato a etnia cinese del Kachin State, lungo il confine sino-birmano.
I dati indicano un calo del 70 per cento del commercio transfrontaliero. Malgrado ciò, ogni anno 270.000 metri cubi di tronchi e 170.000 metri cubi di segati, passano la frontiera, nel 90 per cento dei casi in modo illegale.


Le denuncie di Global Witnes nel 2005 indicavano il passaggio di un autocarro ogni sette minuti. Ora questo flusso è stato parzialmente interrotto, i camion viaggiano nelle ore notturne ed evitano le postazioni di controllo. Ma le foreste continuano ad essere abbattute, i documenti di trasporto falsificati, le istituzioni di controllo corrotte.

"Le iniziative assunte dalle autorità cinesi e birmane hanno avuto il loro impatto, ma l'intera industria del legno si basa sul rifornimento illegale di materia prima dalla Birmania"  spiega Jon Buckrell, di Global Witness "Il governo cinese dichiara di voler instaurare una società armoniosa, ma questa idilliaca visione è smentita dalla distruzione delle foreste settentrionali della Birmania da parte delle imprese cinesi.

Nel 2006 investigatori di Global Witness si sono presentati presso queste imprese sotto le mentite spoglie di supposti acquirenti. All'epoca 13 su 14 erano in grado di assicurare rifornimenti di legname birmano malgrado le restrizioni poste all'importazione. Si tratta di imprese che vendono in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti, dove il Lacey Act vieta l'importazione di legname di origine illegale.

Secondo Global Witnes, circa la metà del legname importato dalla Cina ha probabile origine illegale. La Cina da sola controlla circa il 10 per cento del flusso commerciale internazionale del legname e una parte considerevole del traffico del teak.

 

Joomla templates by a4joomla