Ridurre il consumo di carne per un pianeta più sano: è questo il cuore della visione di Greenpeace per il 2050. I dati parlano chiaro, l’eccessivo consumo di carne e latticini danneggia la salute della popolazione nei paesi sviluppati e al tempo stesso minaccia la salute del pianeta. Riducendo l’utilizzo delle proteine animali, invece, ci sarebbe tanto da guadagnare.

 

Secondo il rapporto di Greenpeace Less is more (meno è meglio) l’alto consumo di carne è tra i principali colpevoli del cambiamento climatico: secondo gli esperti la riduzione del 50% nel consumo di prodotti animali "porterà a una riduzione del 64% dei gas serra (…) si tratta di circa 7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno”.

Ma non è tutto: circa un quarto della terra viene utilizzata per il pascolo degli animali. Questo è un importante fattore di distruzione di foreste e praterie che, una volta distrutte, non potranno mai tornare nella loro forma originale, e - di nuovo - invece di assorbire carbonio come naturale, iniziano ad emetterlo.

La riduzione del consumo di carne può aiutarci a fermare l’estinzione di specie minacciate, dato che le vaste monocolture necessarie a nutrire gli allevamenti occupano vaste aree scacciando le specie native, soprattutto i grandi erbivori. 

Meno carne ci aiuta anche a proteggere le falde acquifere: l’enorme quantità di acque usata per produrre carne può essere invece usata in modo molto più efficiente per colture destinate all’alimentazione.

E infine, suggerisce Greenpeace, pensate alla salute!  Il rapporto cita una serie di studi che collegano il consumo di prodotti animali a cancro, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e altro. Mangiare meno carne ridurrebbe anche l'esposizione alle intossicazioni alimentari e all'inquinamento atmosferico e diminuirebbe il problema della resistenza agli antibiotici.

 

Quindi, sostiene Greenpeace, basta con i sussidi all’allevamento industriale, e sì alla produzione locale su piccola scala, basata su principi etici.

Seduti a tavola decidiamo il futuro del pianeta.