Il taglio illegale di alberi, le licenze ottenute con la corruzione, la frode sul numero di tronchi abbattuti o sulla loro specie, evasione fiscale, fino al traffico di armi… L'industria del legno è uno dei settori industriali meno trasparenti.
Secondo l'OCSE il giro d'affari legato ai traffici internazionali di legno illegale si aggira intorno ai 150 miliardi di dollari annui. Il fenomeno dell'illegalità forestale rappresenta una perdita economica per il paese esportatore, che non beneficia dei guadagni. Di più: il taglio illegale è divenuto un fattore di inquinamento del mercato internazionale (come nel caso di riciclaggio di denaro sporco), e minaccia direttamente l'integrità delle foreste e le condizioni di vita dei popoli e delle comunità che le abitano. Inoltre, abbassando i costi di produzione, mette fuori mercato la gestione responsabile delle foreste e la certificazione ambientale delle operazioni forestali.
La diffusione della corruzione e dell'illegalità nello sfruttamento delle foreste, ha richiamato in questo settore gruppi criminali, e più volte l'industria del legno è stata coinvolta nel traffico di armi e nel foraggiamento di sanguinose guerre civili. Il legno di guerra, o conflict timber, vede commercio di tronchi gestito da gruppi armati, da fazioni ribelli o da militari allo scopo di alimentare un conflitto. Partite di tronchi in cambio di armi. E spesso va assieme a violenze, massacri e gravi violazioni dei diritti umani.