Ecosistemi millenari, le foreste ospitano circa i due terzi delle specie viventi animali e vegetali terrestri, e la loro scomparsa sta portando alla più grande crisi di estinzioni quando sono scomparsi i dinosauri: ogni giorno scompaiono tra le 50 e le 150 specie viventi, proprio a causa della perdita del loro habitat.

Molte delle specie viventi che vivono nelle foreste sono ancora sconosciute, ma già le stiamo perdendo. Infatti la queste meravigliose foreste sono in pericolo, e la scomparsa degli habitat forestali ha moltiplicato le estinzioni di 1.000 rispetto al tasso naturale, e forse molto di più.

 

Secondo l'IUCN sono ormai quasi 45.000 le specie da considerarsi minacciate I nostri parenti più stretti nel mondo animale: scimpanzè, gorilla, e orangutango sono destinati ad estinguersi entro i prossimi decenni, se continuiamo a distruggere le foreste che li ospitano. Difatti si parla di un numero di estinzioni che va da 50 alle 130 ogni giorno. Stiamo affrontando la più drammatica ondata di estinzioni dalla scomparsa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa.  Un disastro ecologico che si consuma con una rapidità senza precedenti. Basti pensare che le precedenti crisi si erano determinate in milioni di anni e in presenza di catastrofici fenomeni naturali.

 

554 scienziati hanno sottoscritto una lettera inviata alle istituzioni europee per esortarle ad assicurare "la protezione e il restauro delle foreste naturali a vantaggio del clima e della biodiversità". Tra "la conservazione della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico da una parte, e il profitto economico a breve portato dal dal disboscamento", sostengono, "deve prevalere il primo. Per questo esortiamo la Commissione Europea ad adottare misure immediate per ridurre drasticamente il disboscamento in tutta l'Unione Europea".

La distruzione della fauna selvatica e la crisi climatica stanno minacciando l'umanità, e gli esperti affermano che il Covid-19 è un "chiaro avvertimento”. La direttrice del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, Inger Andersen ha chiaramente avvertito detto che l'umanità sta esercitando troppa pressione sul mondo naturale con conseguenze dannose e ha avvertito che significa non prendersi cura di noi stessi a meno che non ci si prenda cura del pianeta. Scienziati di spicco hanno notato come  lo scoppio di Covid-19 è stato sia un primo avviso: negli animali selvatici vivono numerosi altri batteri e virus, alcuni molto più letali del Covid-19 e la nostra civiltà “sta giocando con il fuoco". Infatti è  quasi sempre il comportamento umano a causare la diffusione della malattia fin’oora sconosciute al genere umano.

Il tempo è scaduto. E' l'avvertimento della comunità scientifica, veicolato dal più completo rapporto sullo stato del pianeta: la biodiversità è sempre più a rischio. Dalle barriere coralline alle foreste pluviali, gli ambienti naturali stanno scomparendo. La biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell'82%. Gli habitat naturali si sono dimezzati. Due anfibi su cinque rischiano di scomparire per sempre. In insetto su dieci è a rischio di estinzione.

La perdita di biodiversità è il più grande problema ambientale che affrontiamo oggi, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato lo scorso anno. Uno dei motivi principali è che le grandi aree forestali stanno scomparendo a causa dell'impatto umano. La frammentazione delle foreste può impedire agli alberi di moltiplicarsi in modo efficace. Più una foresta è frammentata, tanto più gli alberi sono sotto stress. "La frammentazione delle foreste ha un effetto negativo sulla dispersione dei semi per mezzo di animali", spiega Emma-Liina Marjakangas del il Center for Biodiversity Dynamics (CBD) presso la Norwegian University of Science and Technology (NTNU).

La più grande e complesse megalopoli terrestre non è stata costruita dall'uomo, ma neppure dagli extraterrestri: i suoi costruttori sono le termiti. Un team di scienziati ha appena calcolato, con l'aiuto di immagini satellitari, la reale estensione della distesa dei tumuli di terra innalzati dalle termiti nella foresta di Caatinga, nel nord-est del Brasile. E hanno scoperto che è formata da circa 200 milioni di coni di terra alti fino a 2,5 metri e larghi fino a 9, che insieme ricoprono un'area di circa 233.000 km quadrati: più o meno quanto la Gran Bretagna.

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