Taglio illegale
{slide=Legno di guerra} Spesso il taglio illegale si unisce alla pratica del “conflict timber” (o legno di guerra), quando il cui commercio di tronchi viene gestito da gruppi armati, da fazioni ribelli o da militari allo scopo di alimentare un conflitto. Partite di tronchi in cambio di armi. E spesso va assieme a violenze, massacri e gravi violazioni dei diritti umani. {/slide} {slide=Taglio illegale in Italia} L'Italia è un grande consumatore di legno e cellulosa. Ma non ha neppure uno strumento legislativo per combattere il traffico di legno illegale.
La mancanza di una legge che vieti il legno illegale rende possibile ogni mese lo scarico di migliaia di metri cubi di legname illegale. Perfino in presenza di prove che documentano la probabile origine illegale del legname, le stesse forze di polizia non possono agire. Mentre i CD pirata o le griffe falsificate vengono immediatamente sequestrate, il legno illegale gode della totale impunità, e perfino di protezione.
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L'Italia è di nuovo emersa come crocevia del commercio di legname sotto embargo proveniente dal Myanmar. In seguito al brutal scolpo di stato militare, l’Unione Europea sta stabilito sanzioni sul commercio con questo paese. Ma il legname birmano continua a entrare in Europa attraverso l’Italia. E’ intitolato “The Italian Job” il rapporto pubblicato dall’Environmental Investigation Agency (EIA).
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Il sistema legale indonesiano non riesce ad agire contro i criminali del legname, secondo l'ONG locale Kaoem Telapak e il team di ricerca britannico dell'Agenzia per le indagini ambientali. Di conseguenza, i massimi sforzi del paese per contrastare il disboscamento illegale e la deforestazione sono seriamente compromessi. Una nuova ricerca pubblicata oggi, Criminal Neglect, rivela che un'azione di contrasto attraverso i tribunali è stata intrapresa contro solo una manciata di aziende su oltre 50 indagate che hanno dimostrato di aver commerciato direttamente o indirettamente in legname illegale.
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Migliaia di rumeni hanno protestato domenica nella capitale Bucarest e in altre città per protestare contro il diffuso disboscamento illegale, che ha portato all’assassinio di due guardie forestali. Nel centro di Bucarest, circa 4.000 persone hanno marciato verso il ministero dell'acqua e delle foreste, secondo le emittenti televisive locali, suonando la batteria e cantando "La nostra foresta non è la tua merce" e "Ladri".
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Sei ranger rumeni hanno perso la vita negli ultimi anni, due nell'ultimo mese. Pochi giorni fa la vittima è stata la guardia forestale Liviu Pop, ucciso a Maramures mentre ispezionava il bosco a seguito di una telefonata che indicava attività illegali. Prima è toccato a Raducu Gorcioaia, ucciso a colpi di ascia presso di un sito di taglio illegale a Pascani. Sei guardie forestali rumene hanno perso la vita negli ultimi anni, due dei quali nell'ultimo mese.