Le foreste Europee stanno pericolosamente avvicinandosi al punto di saturazione, ossia smetteranno di assorbire carbonio dall''atmosfera. Deforestazione, sovrasfruttamento, incremento di disturbi naturali come incendi e diffusione di insetti, stanno portanti a un progressivo declino nell''incremento del volume della biomassa, portando a saturazione la capacità delle foreste di sequestrare carbonio.

Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica "Nature Climate Change" spiega come dal 2005, la quantità di CO2 atmosferica assorbita dagli alberi in Europa sia rallentando.

Secondo quanto rilavato dagli scienziati, le foreste del vecchio continente si stavano riprendendo in questi ultimi decenni, dopo secoli di declino dello stock a causa della deforestazione, ma a partire dal 2005 si sta osservando un’inversione di tendenza, evidenziata da tre punti chiave:

"In primo luogo, il tasso di incremento del volume dei fusti degli alberi è in calo, in secondo luogo, l’uso del territorio si sta intensificando, determinando così nuova deforestazione (con le perdite di carbonio ad essa associate), terzo, i disturbi naturali (ad esempio gli incendi) sono in aumento e, di conseguenza, le emissioni di CO2". Gert-Jan Nabuurs, della Wageningen University (Olanda), ha dichiarato alla BBC News: "Vediamo i primi segni di una preoccupante saturazione nel processo di cattura e stoccaggio naturale della CO2 da parte delle piante".

Nabuurs ha spiegato che il punto di saturazione è dovuto principalmente al fatto che le foreste europee non sono più in grado di tenere il passo dello "sviluppo" e di assorbire il carbonio atmosferico rilasciato in quantità sempre più massicce dalle attività umane. Le emissioni sono aumentate molto negli ultimi dieci anni, soprattutto a causa della crescita dei paesi emergenti, in paesi come Cina, India e Brasile.

Le conclusioni del ricercatore sembrano contraddire la Relazione sullo stato delle foreste in Europa nel 2011, che aveva dimostrato come la copertura forestale nel nostro continente aveva continuato ad aumentare. Il rapporto affermava che gli alberi coprono quasi la metà della superficie europea ed hanno assorbito circa il 10% delle emissioni annuali di gas serra in Europa.

Ma il ricercatore olandese ha detto che il tasso di rimboschimento sta rallentando, aggiungendo che una percentuale significativa delle foreste sono ormai mature, che sono state piantate soprattutto nella prima parte del XX secolo o nel periodo post-seconda guerra mondiale. "Queste foreste hanno ormai raggiunto 70-80 anni e si avvia una fase della vita di un albero in cui il tasso di crescita comincia a decrescere - ha spiegato - Così si dispone di grandi aree di bosco vecchio e anche se si aggiungono aree relativamente piccole di nuove foreste, queste non compensano la perdita del tasso di crescita nelle vecchie".

Tuttavia, boschi maturi sono stati riconosciuti come un habitat fondamentale per la biodiversità e per la conservazione delle specie viventi. Sarà questo sufficiente a portare i decision maker ad adottare scelte sostenibili? "Si tratta di una grande sfida - ha precisato Nabuurs - Sono necessarie le vecchie foreste in Europa e certamente ne abbiamo bisogno, specialmente in alcune regioni, all’interno di habitat di grande pregio. Ma in altre aree, forse è il momento di concentrarsi maggiormente sulla produzione continua di legno e ringiovanire ancora le foreste. Questo sembra essere il modo ottimale per affrontare sia la necessità di prodotti di legno sia il mantenimento di un bacino di carbonio nelle foreste in crescita".

 


Lo studio "First signs of carbon sink saturation in European forest biomass" è curate da Gert-Jan Nabuurs, Marcus Lindner, Pieter J. Verkerk, Katja Gunia, Paola Deda, Roman Michalak e Giacomo Grassi ed è stato pubblicato su Nature Climate Change.

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