Il noce, ormai comune in tutta Europa, viene proprio da lì, dal Kirghizistan. Per decenni questa risorsa naturale ha sostenuto l’economia del paese. Ma dopo il crollo dell'Unione Sovietica, le foreste e la loro ricche alla biodiversità sono sottoposti alla crescente minaccia del sovra-sfruttamento, mentre i pascoli erodono sempre più questi antichi boschi. Ma un progetto di eco-turismo locale spera di cambiare la situazione.
Le foreste di noci ospitano una ricca diversità di di alberi, come meli selvatici, peri, ciliegi, iprugni,il biancospini, crespini, pistacchi, mandorli, gelsi e aceri. Molti di questi sono gli antenati originali delle varietà oggi coltivate e consumate in tutto il mondo.
Questi parenti selvatici sono un importante magazzino di diversità genetica. Questi ceppi potrebbero essere utilizzati per sviluppare nuove varietà di alberi con caratteristiche benefiche, come la resistenza alle malattie e la tolleranza del clima.
Nonostante la loro eccezionale importanza ecologica ed economica, queste foreste selvagge sono tra gli ecosistemi più minacciati. In Kirghizistan, solo il 4,5 per cento della terra rimane foreste; solo 630.000 ettari sono frutta e noci della foresta. Nella vicina Tagikistan, superficie forestale totale è scesa ad appena il 3 per cento, lasciando il paese con solo 410.000 ettari di copertura forestale.
Dieci anni fa, Flora & Fauna Internazional ha creato una partnership con Botanic Gardens Conservation International e una rete mondiale di colleghi botanici per preservare le specie arboree più minacciate del mondo. Il progetto, tra l’altro, ha sostenuto con corsi di formazione e le attrezzature le comunità forestali locali nella gestione responsabile delle foreste.