Roma, 4 Novembre, 2003 - nel corso di un incontro presso il Senato, dal titolo Illegal logging e conflict timber: strategie per l'Italia e per l'Europa" , Greenpeace ha presentato il nuovo rapporto sulla deforestazione illegale in Amazzonia, "Stato di Conflitto".
Le associazioni Greenpeace e FERN hanno organizzato un incontro sulle strategie per combattere il legno illegale, cui hanno partecipato rappresentanti del dipartimento britannico per lo sviluppo, l'ufficio indonesiano della Banca Mondiale, l'Enironmental Investigation Agency, oltre ai rappresentati dell'industria e delle istituzioni competenti. Obiettivo: delineare soluzioni chiare per fermare il legno illegale e promuovere trasparenza e buona gestione forestale.
Nel corso dell'incontro sono emersi casi preoccupanti dei legami tra legno illegale e violazioni dei diritti umani in Africa, Indonesia e Amazzonia. Su quest'ultima si concentra il rapporto laciato oggi da Greenpeace.
Per la prima volta, viene svelato un quadro allarmante di invasioni delle terre, di occupazione di suolo pubblico, di omicidi, di forme moderne di schiavismo, il volto segreto della distruzione della foresta amazzonica.
Ognuno di questi aspetti rappresenta un insulto alla dignità e ai diritti umani.
"Questo rapporto è il risultato di un'indagine sul settore del legname nello stato del Parà , il principale produttore ed esportatore di prodotti in legno dell'Amazzonia brasiliana- denuncia Sergio Baffoni, responsabile campagna foreste di Greenpeace -anche l'Italia, nel 2002 ha acquistato legname dall'Amazzonia per circa 10 milioni di dollari, quasi un terzo dei prodotti venivano proprio dal Parà.
Il Parà è la regione brasiliana che ha subito il più grave impatto della deforestazione. E' il principale esportatore di legno dell'intera area amazzonica, ed ha perduto un area di foresta grande quanto l'Austria, l'Olanda, il Portogallo e la Svizzera messe assieme.
"Stato di Conflitto" di concentra su due delle più aggressive frontiere del taglio in Parà : la regione di Porto de Moz e Prainha, sul lato occidentale del fiume Xingu e la Terra di Mezzo, una vasta area di foreste relativamente
intatte tra i fiumi Xingu e Tapajà. Qui il taglio industriale delle foreste e l'allevamento di bestiame sono le due principali attività che stanno distruggendo la foresta, spesso anche illegalmente.
Foreste pubbliche grandi quanto il Belgio vengono privatizzate sulla base di atti falsi, tanto che che nei registri catastali del Parà è registrata come privata un'area più vasta della superficie dello Stato.
Dalle terre occupate illegalmente vengono poi espulse le comunità locali. In questa regione brasiliana si registra il più alto tasso di omicidi legati a conflitti sulla terra, in Brasile. Raramente questi omicidi sono stati oggetto di investigazioni, ancor più raramente i responsabili vengono puntiti. Le comunità locali che vivono nella foresta, e da essa dipendono (pescatori, raccoglitori di gomma, piccoli agricoltori) sono cacciati dalle loro terre.
Nelle remote aree di foresta, fuori dal controllo della polizia, la deforestazione è spesso accompagnata da moderne forme di schiavitù. I lavoratori sono attirati dalla promessa di facili guadagni, e restano intrappolati per tutta la vita da un sistema basato su contratti capestro e sull'indebitamento , costretti a lavorare in condizioni sub-umane, pericolose e illegali, praticamente senza uno stipendio. Chi tenta di scappare spesso è punito con la morte. Sarebbero 25.000 lavoratori rurali in condizione di schiavitù o di semi-schiavitù, sparsi in167 fazendas nel
sud-est dello stato del Parà. Il comune di São Fèlix do Xingu, ai confini orientali della Terra di Mezzo, è tristemente in testa a queste statistiche.
Sulla base dei dati dell'agenzia ambientale del governo brasiliano IBAMA e sulle stime di taglio, Greenpeace stima che appena un 6.3 % della produzione di legno del Parà proviene da operazioni autorizzate. Tutto il resto viene da operazioni di taglio illegali.
Nel 2001, ad esempio, l'IBAMA aveva autorizzato il taglio di 5.342 ettari, ma l'area deforestata, secondo le immagini satellitari fornite dall'Istituto brasiliano di ricerca spaziale, è stata di 523.700 ettari.
"Non dobbiamo stare a guardare e ad aspettare che il governo brasiliano agisca- continua Baffoni -come forti importatori di legname da queste terre dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Il piano d'azione europeo
contro il legno illegale è uno strumento spuntato, un bel documento che non ci consente ancora di stroncare il fenomeno"