Il governo della Tanzania ha approvato la costruzione di una strada commerciale nel Parco del Serengeti, uno dei luoghi più iconici dell'Africa. Il Serengeti settentrionale, presso il confine col Kenya, è una delle zone più remote e incontaminate dell'intero ecosistema del Parco, abitata dai "big five", i 5 grandi mammiferi d'Africa: l'elefante, il leone, il leopardo, il rinoceronte e il bufalo.


"La strada causerà un disastro ambientale - hanno spiegato alla rivista scientifica Nature ventisette esperti di biodiversità - Le operazioni di taglio previste lungo le rotte migratorie di 1,3 milioni di gnu, così come degli elefanti importanti e delle zebre, che minacciano gli ultimi grandi movimenti animali di massa sulla Terra.

L’autostrada  Arusha-Musoma, nei piani del governo della Tanzania, dovrebbe collegare i due distretti del Serengeti e del Loliondo, unendo la costa del Paese con la parte più interna e tagliando in due la nazione e il Parco. La strada prevede il passaggio di 416 grandi camion al giorno e bloccherà fisicamente le migrazioni, oltre a introdurre specie invasive, e dare libero accesso al bracconaggio - in ultima analisi, impedire le migrazioni. Inoltre provocherà una ulteriore frammentazione di habitat, l'alterazione del sistema delle acque e del di suolo, e una maggiore diffusione di epidemie tra gli animali. Quando viene bloccata la migrazione degli gnu, si verificano più di frequente incendi nelle praterie, diminuendo ulteriormente la qualità dei pascoli, e rischiando di fare dell'ecosistema una ulteriore fonte di CO2 atmosferica.

L'area settentrionale del Serengeti è intatta e tale deve rimanere. Le associazioni ambientaliste locali hanno proposto un percorso alternativo per la strada, più sicuro, bypassando il parco e fornendo anche maggiori benefici economici per la popolazione della Tanzania. Questo percorso alternativo preserverebbe il bene più prezioso della Tanzania, il turismo, provocando la devastazione di Serengeti - un inestimabile patrimonio dell'umanità. Con l'aiuto della comunità internazionale a sostegno delle esigenze locali, la Tanzania può trovare un modo per preservare la propria eredità. Il portalae Forests.org ha proposto una petizione per la protezione del parco.

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