La polizia indonesiana e forze di sicurezza società sono responsabili di violazioni dei diritti umani contro le comunità indigene nelle aree di Sumatra dove operano le cartiere. E' quanto riporta uno studio pubblicato da Human Rights Watch. Gli abusi includono espropri senza indennizzo e brutali attacchi alle manifestazioni di protesta organizzate dai locali.


Secondo Human Rights Watch, i paesi donatori che finanziano l'Indonesia dovrebbero richiedere la fine degli abusi e una urgente riforma forestale. Il Gruppo consultivo per l'Indonesia (GGI), un incontro dei principali donatori convocata dalla Banca Mondiale, è previsto per il 21-22 gennaio 2003, a Bali, in Indonesia.

Le oltre novanta pagine del rapporto documentano l'intreccio tra pratiche forestali malsane e violazioni dei diritti umani.

"I donatori dovrebbero sollecitare la presidente Megawati e il suo governo a prendere misure immediate per porre fine a questi abusi - ha dichiarato Mike Jendrzejczyk, di Human Rights Watch - Devono inoltre chiedere misure a più lungo termine per arginare i problemi di impunità e la confisca delle terre sottostanti conflitti nel settore della carta."

Dal 1980 ad oggi, la produzione di carta e cellulosa è rapidamente cresciuta, facendo dell'Indonesia uno dei primi dieci produttori mondiali. Ma l'industria ha accumulato debiti per oltre 20 miliardi di dollari, e la domanda in crescita consuma vaste aree delle foreste tropicali di Sumatra. Queste terre sono rivendicate dalle comunità indigene, che da esse dipendono per la coltivazione del riso. La perdita dell'accesso alle foreste, controllate da imprese che vengono da altre regioni, è stata devastante per le condizioni di vita locali, portando a conflitti anche violenti.

La Asia Pulp & Paper (APP) è produttore di carta leader dell'Indonesia, e proprietario di una delle più grandi  cartiere del mondo, la Indah Kiat a Riau, Sumatra. Fornitore della cartiera è la Arara Abadi, che ha avviato piantagioni negli anni 1980-'90, sotto l'allora dittatore Suharto. Per la Arara Abadi, col supporto delle forze di sicurezza dello Stato, è routine sequestrare terreni comunità indigene per le proprie piantagioni, senza un giusto processo e con poca o nessuna compensazione.

Dopo la caduta di Suharto nel maggio 1998, i residenti locali hanno tentato di presentare loro richieste, ma si sono scontrati con le forze dell'ordine. La mancanza di uno sbocco mediato, ha alimentato gli atti violenti, cui la Arara Abadi ha risposto con violenze e arresti.

Nel suo nuovo rapporto, Human Rights Watch elenca tre casi nel 2001 in cui gli abitanti dei villaggi locali in Mandiangin, Betung, e Angkasa / Belam Merah, esasperati da controversie irrisolte con la Arara Abadi, hanno istituito blocchi o ha iniziato ad abbattere gli alberi delle piantagioni. Centinaia di armati delle milizie finanziate dall'impresa hanno attaccato i locali, ferendo gravemente nove e arrestandone 63. La polizia indonesiana, che ha addestrato le milizie civili, era presente durante gli attacchi, mostrandosi complice in tutti e tre i casi. Altri episodi di violenza contro gli abitanti dei villaggi che rifiutano di cedere la loro terra ai fornitori della APP si sono ripetuti nel corso dell'anno nella provincia di Riau.

Su centinaia di violenze, Human Rights Watch è a conoscenza di solo due casi portati in giudizio, e anche in questi casi, i  condannati per aggressione e percosse sono stati rilasciati dopo 30 giorni. Human Rights Watch non giustifica le azioni illegali commesse dagli abitanti dei villaggi che protestavano, e riconosce la necessità dell'azienda di proteggere il proprio personale e le proprietà. Ma l'abuso di violenza da parte delle milizie finanziate dall'azienda non può essere giustificato, e l'impunità per i responsabili delle percosse alimenta direttamente il ciclo della giustizia fai-da-te. Secondo Human Rights Watch c'è da aspettarsi ulteriori abusi, date le attuali condizioni di impunità, la pressione finanziaria, e la mancanza di linee guida aziendali per la sicurezza.

"L'acquiescenza delle forze di sicurezza dello Stato e, talvolta, la loro assistenza diretta in attacchi delle milizie dell'impresa ha fatto sì che gli abitanti dei villaggi non sappiano più a chi rivolgersi - ha detto Jendrzejczyk. - La mancanza di stato di diritto avvia una spirale della violenza rurale,  minacciando non solo il benessere delle comunità rurali, ma anche gli investimenti stranieri e la crescita economica nazionale".

La maggior parte delle spese militari e di polizia (70 per cento) proviene da finanziamenti informali da parte di imprenditori, molti dei quali nel settore forestale. Questi legami d'affari configura un conflitto di interessi nell'applicazione della legge. Inoltre, il personale addetto alla sicurezza della Arara Abadi non ha linee guida sull'impiego della forza e non è ritenuto responsabile per le violazioni dei diritti delle popolazioni locali.

 

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