Costruito sullo stradello di un agricoltore, alle spalle della meravigliosa spiaggia di Tuerredda e di una lussureggiante macchia mediterranea, il lussuosissimo hotel della Sitas, nel comune di Teulada, dovrà essere demolito: l'ha stabilito con un'ordinanza ultimativa il tribunale civile cui aveva fatto ricorso Ovidio Marras, proprietario di un antico furradroxiu a circa quattrocento metri dal mare. Sembra la classica e mai abbastanza citata storia di Davide e Golia: un anziano abitante di Malfatano che si oppone all'avanzata dell'edilizia turistica d'élite, che si rifiuta di vendere la terra di famiglia ai facoltosi imprenditori settentrionali e che infine riesce ad affermare davanti alla giustizia il diritto di mantenere intatti i luoghi dell'infanzia.


Sembra una storia fantastica ma è accaduto davvero: il 4 maggio scorso il giudice Susanna Zanda aveva dato ragione all'anziano abitante di Malfatano: ordine di demolire subito il rustico dell'hotel, i due cancelli e altri manufatti. Ora, dopo il reclamo dei legali Sitas, è arrivata la conferma del tribunale in composizione collegiale: senza l'assenso di chi detiene la comproprietà (tecnicamente il compossesso) dello stradello - quindi la firma del vecchio Ovidio - il gruppo di imprese non avrebbe dovuto metter su un solo mattone in quel tracciato rurale che conduce da sempre al furriadroxiu, dove Marras custodisce sei pecore in un minuscolo recinto e coltiva un orto grande quanto un cortile.

La Sitas è una società che fa capo a costruttori d'alto bordo come Gaetano Caltagirone, Claudio Toti e i Benetton. Una società impegnata a realizzare un enorme e invasivo complesso turistico fra Tuerredda e Malfatano, contestatissimo dagli ambientalisti e fortemente voluto dall'amministrazione comunale di Teulada, che crede nella promessa di un numero imprecisato di posti di lavoro. La Sitas è una società ricca e potente, che ora sembra costretta a ridimensionare il progetto edificatorio per via di una norma destinata in genere a regolare i rapporti condominiali.

Quando i bulldozer della Sitas sono comparsi davanti alla sua antica dimora il cuore del vecchio Ovidio ha retto a stento al dolore. Il furriadroxiu di famiglia, dove avevano lavorato il padre e il nonno, sarebbe finito inscatolato tra hotel, centri benessere e altri immobili destinati a turisti vocianti con le Prada ai piedi. Una sorta di avamposto della tradizione agricola assediato dalla modernità a cinque stelle. Non c'era scampo ma restava un diritto da difendere comunque: la comproprietà di uno stradello, quello che la famiglia Marras percorre da generazioni per raggiungere la casa-ovile e più avanti la spiaggia. Il tracciato antico intralciava il cammino del progetto, così i tecnici della Sitas avevano deciso di modificarlo. Detto e fatto: un nuovo sentiero sterrato ma non più rettilineo, persino una curva a novanta gradi - è scritto nell'ordinanza - per arrivare dove prima si arrivava camminando diritti. Ma Ovidio non è tipo da piegarsi alle decisioni altrui: ha chiamato l'avvocato Alberto Luminoso ed è partito un ricorso al giudice civile.

Tecnicamente una possessoria, una rivendicazione in giudizio della parte di possesso sullo stradello. Sitas si è opposta con l'avvocato Dionigi Scano: ha sostenuto che non c'è danno, che Marras ha mantenuto l'accesso alla proprietà grazie a una nuova strada. E che c'è un'evidente sproporzione tra l'esigenza di realizzare una struttura che in teoria darà lavoro a molti teuladini e quella di preservare una stradina di campagna. Ma i giudici sono stati inflessibili: accertato che il vecchio Ovidio ha il «compossesso» della strada hanno osservato come Sitas abbia ignorato il suo parere negativo sulla costruzione di un percorso alternativo.

Il diritto alla proprietà di Ovidio Marras è stato leso perchè lui voleva quella strada e non altre, più tortuose e comunque diverse. La conseguenza inevitabile («sproporzionata» per la difesa di Sitas) è stata un'ordinanza dai toni categorici: l'impresa privata dovrà «reintegrare immediatamente il signor Ovidio Marras nel compossesso dello stradello che conduce alla sua casa e poi al mare, in comune di Teulada località Tuerredda, rimuovendo i cancelli e le fabbriche costruite sul tracciato originario e astenendosi in futuro dal turbare il ricorrente (Marras ndr) nel pacifico e pieno godimento del suo compossesso». Quindi, prescrive l'ordinanza, si dovrà demolire l'albergo e tutto quanto si trova sul tracciato originario.

Sul progetto Sitas - per adesso 61459 metri cubi su 40 ettari, in programma ville di lusso su 700 ettari - pende anche un ricorso presentato al Tar da Italia Nostra sul quale i giudici si esprimeranno in autunno e un'inchiesta della Procura che finora non ha accertato alcuna irregolarità. Nel frattempo i lavori vanno avanti e minacciano la vicina area di Malfatano.

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