Lo scorso luglio il Comando delle operazioni di sicurezza interna e il Ministero delle risorse naturali Thailandia hanno reso noto il nuovo piano forestale (’Forestry Master Plan' - FMP). Formalmente il piano sarebbe finalizzato a fermare la deforestazione, e ad espandere entro 10 anni la copertura forestale del paese dall’attuale 33 per cento (17,1 milioni di ettari), al 40 per cento (20,5 milioni di ettari), ma gratta gratta, dietro alle belle parole si nascondono le pratiche di sempre: allargare le piantagioni mon-ocolturali di Eucalipto, scacciando le comunità indigene dalle loro terre.
Non a caso il piano è stato redatto senza consultare la società civile, ne è servito alcun tipo di referendum o consultazione pubblica. Dal momento del rilascio del nuovo piano forestale, guardie forestali e militari thailandesi hanno fatto irruzione nelle comunità e arrestando gli abitanti dei villaggi. La Federazione dei contadini del Nord (NPF), una rete di comunità agricole thailandesi, ha denunciato come le guardie forestali abbiano ha preso di mira le comunità indigene (Lisu, Lahu, e Karen).
Il nuovo piano forestale è solo l’ultimo di una lunga serie di tentativi da parte delle autorità e dell’esercito, volti a scacciare le comunità dalle loro foreste. Negli anni novanta, a seguito di un colpo di stato militare, l’esercito ha deportato intere comunità da aree considerate “protette” per far poi spazio ai progetti di rimboschimento che altro non erano che stesse piantagioni di eucalipto con finalità industriali. Una serie di protette ha però costretto il il governo a ritirare il progetto. Secondo la federazione contadina, non sono i piccoli agricoltori i responsabili del degrado forestale, che sarebbe invece causato dai grandi gruppi di speculatori, che costruiscono resort o stabiliscono piantagioni. La Federazione ha proposto "quattro leggi per i poveri", che mirano a sostenere la gestione della terra e delle risorse naturali su base comunitaria, come metodo più efficace per assicurare la sussistenza e proteggere le foreste.