In tutto il Bacino del Congo cresce la pressione contro le associazioni della società civile, in diversi casi sconfinando con la violenza aperta. Nella Repubblica del Congo (ex Congo Brazzaville) la libertà di riunione e associazione è già fortemente limitata, ma nuove leggi mirano a ostacolare ogni attività e a schiacciare le voci critiche. 

L'osservatorio dei diritti umani (Observatoire congolais des droits de l'Homme - OCDH) ha recentemente subito intimidazioni a causa del suo lavoro per far sostegno ai diritti umani nel settore forestale del paese. 

L'11 maggio all'aeroporto internazionale di Brazzaville, le autorità hanno vietato a Trésor Nzila, direttore dell'OCDH di imbarcarsi per partecipare a una conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani a Nairobi, in Kenya. Secondo le autorità aeroportuali, l'ordine arrivava direttamente dal  vice primo ministro responsabile della sicurezza sociale. Due giorni prima, l'OCDH del 2019 aveva diffuso il rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nella Repubblica del Congo, cui erano seguite accuse ufficiali e minacce contro l'associazione.

Il diritto alla libertà di movimento è sancito dalla Costituzione del Congo e può essere impedito solo in circostanze eccezionali e giustificate. Il governo congolese si è inoltre impegnato a garantire un'efficace partecipazione della società civile ai processi di governance nel settore delle risorse naturali, compreso l'accordo volontario di partenariato con l'Unione Europea, marchianamente violato dalle autorità del paese.

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