Il paesaggio attorno a Gisenyi in Ruanda occidentale, al confine con la Repubblica democratica del Congo, è di una bellezza mozzafiato. I picchi del Monte Nyiragongo si ergono maestosi sulla città, vicina al congolese capoluogo di Goma, oltre il confine nella RDC. 
Situato all'interno del Parco Nazionale del Virunga, a nord di Goma e del lago Kivu, e poco a ovest del confine con il Rwanda, la sua terra fertile ha resa una delle regioni più densamente popolate del continente intero. Vanta anche foreste vergini che ospitano specie animali e vegetali uniche, così come l'ultima popolazione di gorilla di montagna.


Dopo il genocidio del 1994 in Ruanda, centinaia di migliaia di profughi sono fuggiti oltre il confine, stabilendosi a Goma. Oggi la città è sede di molte ex vittime ed ex assassini che cercano rifugio dalla giustizia ruandese. Tra loro hanno in comune l'obiettivo di radicarsi in una terra straniera. Il flusso di profughi ha portato ad un costistente aumento della popolazione della regione, pesando sulle strutture esistenti. Oramai circa un milione di persone dipende dalla legna da ardere o dalla carbonella per cucinare e riscaldarsi. Gran parte delle attività di taglio di alberi nel Parco Nazionale del Virunga, così come il loro commercio, è controllato da gruppi di miliziani ribelli, che guadagnano una cifra stimata di 30 milioni di dollai annui. Ma per porre fine a questo sfruttamento illegale delle risorse e alla mafia carbone, la gente ha bisogno di alternative accessibili e sostenibili. Ed è così che al di fuori dell'area del parco nazionale, il WWF ha promosso un rogetto di piantagioni per la produzione di legna da ardere. Il progetto cura anche la fabbricazione di forni ad alta efficienza energetica, che consumano il 30 per cento di legna in meno. Il WWF organizza anche dei corsi per i ranger che proteggono il parco dai taglialegna illegali.

Il Bacino del Congo ospita un quarto delle foreste tropicali del mondo e tra fiumi, foreste, savane e paludi rappresenta un mosaico di ecosistemi ricchi di vita. Queste foreste regolano il clima locale e il ciclo dell'acqua, proteggono e rendono fertile il suolo, tengono sotto controllo numerose malattie e di tutelano la qualità dell'acqua.
Il WWF sta progettando di lavorare assieme alla NASA per stabilire l'esatta dimensione della copertura forestale utilizzando una tecnologia di telerilevamento ottico nota come LIDAR, che può rilevare sottili caratteristiche topografiche e piccoli rilievi, anche al di sotto del manto forestale. Questa tecnologia permetterà ai ricercatori di stabilire la densità forestale e anche la quantità esatta di clorofilla contenuta nelle diverse specie di alberi.
Con i dati forniti dal LIDAR, i ricercatori saranno in grado di dividere il bacino del Congo in zone, individuando le aree ancora costituite da foreste primarie, sono quindi più bisognose di protezione, e quali aree possono essere sfruttate dalle popolazioni locali. L'obiettivo finale è quello di identificare il 15 per cento del Bacino del Congo da salvaguardare come area protetta e quindi contribuire a preservare gli habitat di specie come elefanti, scimmie bonobo e la flora più rara.  Questi preziosi ecosistemi potranno sopravvivere solo se le priorità ambientali saranno ben essere conciliate con le esigenze delle popolazioni locali.

Un altro progetto, gestito dal World Resources Institute, sta mettendo in atto strategie volte a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale (REDD), quantificando il degrado e le emissioni di gas serra nelle foreste della Repubblica del Congo, e misurando e monitorando con maggiore precisione il degrado delle foreste.

 

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