Meno di due mesi fa Greenpeace lanciava l’inchiesta “Amazzonia che Macello”, pubblicata dopo tre anni di ricerca e indagini condotte sotto copertura. Qui si ricostruiva la filiera dei prodotti a base di carne e di pelle da allevamenti coinvolti in fenomeni di deforestazione, lavoro schiavile e occupazione di territori indigeni in Amazzonia. In tutto questo erano e sono coinvolti marchi globali tra cui anche Adidas, Timberland e Reebok.
Lavorando direttamente con Greenpeace, negli Stati Uniti e in Italia, Nike ha messo a punto una nuova politica di approvvigionamento che obbliga i propri fornitori a certificare in maniera formale che la pelle bovina venduta a Nike non provenga dal bioma amazzonico mentre Geox si è impegnata "ad attivare strumenti contrattuali di verifica volti ad evitare in maniera assoluta di favorire – anche solo indirettamente – il fenomeno denunciato da Greenpeace".
"Siamo molto soddisfatti dell’impegno assunto da Geox e Nike– commenta Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia - che dimostra come anche le altre grandi multinazionali, che producono e vendono scarpe sportive in tutto il mondo, possono e devono agire immediatamente. Se ora anche Timberland, Adidas o Reebok si assumeranno la responsabilità degli effetti che le proprie politiche di acquisto producono, avremo fatto qualcosa di concreto per combattere la deforestazione e il cambiamento climatico".e
Gli allevamenti e i macelli, che si trovano in Amazzonia, spediscono le pelli bovine ad altre aziende trasformatrici fuori dalla regione prima di esportarle. La mancanza di un efficace sistema di tracciabilità, in questa fase, è il vero anello debole della catena. Infatti i prodotti (carne e pelle) che passano attraverso questo iter potrebbero essere riciclati e rivenduti ad aziende come Geox e Nike e finire ai piedi di consumatori inconsapevoli.
“Per questo motivo Greenpeace chiede a tutte le multinazionali, del settore di carne e pelle, di interrompere gli acquisti dall’intero bioma amazzonico fino a quando non saranno disponibili dei sistemi di tracciabilità tali da garantire che nessuno dei propri prodotti provenga dalla deforestazione dell’ultimo grande polmone del nostro Pianeta. Geox e Nike lo hanno appena fatto. Continueremo a fare pressione sugli altri grandi marchi” conclude Campione.
Ogni otto secondi un ettaro di foresta amazzonica viene distrutto a causa dell’espansione dell’allevamento bovino, il principale motore della deforestazione al mondo e, per questo motivo, la principale causa di emissioni di CO2 in Brasile. Fermare la deforestazione è vitale per salvare il clima. E’ necessario che cittadini, industria e governi esigano un vero ed efficace accordo sul clima al Summit della Nazione Unite che si terrà nel Dicembre del 2009 a Copenhagen. Soltanto un patto che includa misure reali per fermare la deforestazione a livello globale entro il 2020 potrà mitigare gli effetti del cambiamento climatico.