Il governo brasiliano ha varato una nuova legge forestale, dopo che la presidente Dilma Rousseff ha posto il veto al provvedimento approvato in materia dal parlamento, che era stato duramente contestato dagli ambientalisti. La legge entra in vigore alla vigilia della conferenza Onu sullo Sviluppo sostenibile, in programma a Rio de Janeiro fra il 20 e 22 giugno.
Ma restano in vigore aspetti molto controversi della nuova legge, che di fatto autorizza la frammentazione della foresta pliciale e la sostanziale amnistia per la violazione alla legge contro la deforestazione attualmente in vigore.
"La Presidente Dilma ha dato una risposta troppo vaga e insoddisfacente al popolo brasiliano che chiedeva un veto integrale del nuovo Codice Forestale – spiega Chiara Campione, di Greenpeace – Una cosa è certa: Dilma ha ignorato la volontà dell’ottanta per cento dei brasiliani che adesso vedranno il più grande patrimonio del Paese, l’Amazonia, esposto al pericolo della deforestazione".
La lobby degli agricoltori, grandi proprie aziende che possiedono migliaia di ettari di terreno, voleva un allentamento delle restrizioni ambientali giustificandole come un modo per aumentare la produzione di cibo del Brasile, ma in realtà destinato al mercato internazionale.
"Invece di 'mettere una pezza' a una delle peggiori leggi a protezione dell’ambiente mai scritta in Brasile, la presidente Dilma dovrebbe sostenere l’iniziativa popolare per una legge a Deforestazione Zero e onorare le promesse fatte al popolo brasiliano quando è stata eletta. Solo allora potremo considerarla una vera leader dello sviluppo sostenibile che agisce per il bene del suo Paese" – conclude Campione.