260.000 eucalipti geneticamente modificati saranno piantumati in America, in sette Stati del Sud, scatenendo l'allarme tra chi teme che, senza le dovute precauzioni, la bioingegneria possa minacciare gli ecosistemi naturali. La ArborGen, una joint-venture biotecnologica di tre grossi gruppi cartari, ha ottenuto dal Dipartimento di Agricoltura l'approvazione ad avviare una sperimentazione in campo aperto, mettendo a dimora 260.000 alberi transgenici in 29 siti diversi.
L'eucalipto australiano cresce più velocemente delle latifoglie autoctone e assicura cellulose di qualità migliore per la produzione di carta. Questa specie però richiede climi caldi. Gli alberi transgenici dovrebbero invece essere idonei anche al clima più freddo - e alle gelate - del Sud Carolina, e la sperimentazione mira a verificare fino a quale latitudine sono in grado di resistere. I siti sono previsti s 120 ettari in Florida, South Carolina, Texas, Alabama, Mississippi, Georgia e Louisiana.
Mentre mais e soia transgenici sono diventati comuni negli Stati Uniti, l'esperimento della ArborGen è il primo a riguardare gli alberi. L'azienda giustifica la necessità dell'esperimento con l'incentivo ad aumentare la produzione, allentando così la pressione sulle foreste naturali. Ma secondo numerosi osservatori, nonostante le rassicurazioni dell'USDA, proprio le foreste naturali sono minacciate dalla diffusione di specie di cui non si conosce l'effetto in ambiente.
"Abbiamo molte riserve sul progetto - spiega Neil J. Carman, un biologo del Sierra Club - Non pensiamo che vi siano evidenze scientifiche in grado di suggerire che si tratta di una buona idea.". Anne Petermann, del Global Justice Ecology Project, ha aggiunto che le piante di eucalipto sono invasive, succhiano dal terreno grandi quantità di acqua e potrebbe ridurre i livelli delle falde acquifere, oltre ad aumentare il rischio incendi: "Questo è un albero molto pericoloso per essere diffuso in piantagione massicce", ha spiegato.
Animal Plant Health Inspection Service (APHIS) ha approvato i testo della ArborGen poco dopo l'uscita di un rapporto della Reuters, che dimostra come le agenzie statunitensi di regolamentazione, quando si tratta di valutare i potenziali rischi degli organismi geneticamente manipolati, assumono un comportamento pilatesco.
"Il governo degli Stati Uniti non effettua test indipendenti sulle colture biotech prima di approvarle, e fa poco per registrare le loro conseguenze dopo l'approvazione". Secondo il rapporto "molti esperti sostengono che il governo degli Stati Uniti si adoperi più per promuovere l'accettazione delle colture biotech che non per proteggere la popolazione da eventuali conseguenze nocive."
Facendo riferimento alla discutibile efficacia della tecnologia di fertilità alterata in questi alberi transgenici, il, ricercatore Steve Strauss ha ossrevato: "Sembra che non ci sino stati seri studi sul campo, in ogni raccolto, per poter valutare l'efficacia operativa dei geni di contenimento. Fino a quando questi studi saranno pubblicati, è imprudente sostenere che i geni siani tenuti i sicurezza".
A mattercisi di mezzo c'è anche un fungo velenoso, diffuso tra gli eucalipti, il Cryptococcus gattii, che ha causato intossicazioni in tutto il Pacifico nord-occidentale e ucciso quattro persone in Oregon. E secondo alcuni, gli eucalipti modificati geneticamente per contenere meno lignina, sarebbero un perfetto habitat del fungo incriminato.
E secondo uno studio recentemente pubblicato sull'American Journal of Botany, il polline di alberi viaggia su lunghe distanze. Questo solleva preoccupazioni circa il potenziale di contaminazione delle specie arboree autoctone, dato che secondo lo studio, "impianti di pino transgenico hanno il potenziale per disperdere il polline vitale fino a oltre 41 km dalla sorgente."