La hanno uccisa in casa, mentre dormiva, ferendo il fratello. E’ l’ennesima vittima della spietata violenza contro gli attivisti indigeni che si battono per proteggere le terre ancestrali e i beni comuni, come fiumi, foreste e montagne, in tutta l’America Latina. Nel 2015 Berta aveva ricevuto il prestigioso premio Goldman, una sorta di Nobel alternativo.
Secondo quanto raccontato dal presidente del Comitato per la difesa dei diritti umani, Hugo Maldonado, due uomini hanno fatto irruzione nella casa di Caceres intorno all’una di notte e l’hanno freddata a colpi di arma da fuoco. L’esecuzione della esponente di punta dell’etnia Lenca - la più numerosa in Honduras - è stata condannata dal presidente Juan Orlando Hernandez, che per bocca del suo capo di gabinetto Jorge Alcerro, "ha ordinato alle forze di sicurezza di trovare con ogni mezzo i responsabili di questo crimine abominevole".
L’anno scorso Berta Cacere aveva guidato la mobilitazione ecologista contro il progetto della diga Agua Zarca. A suo parere lo sbarramento sul fiume Gualcarque - considerato sacro dai Lenca - poneva a rischio l’approvvigionamento di acqua, alimenti e medicine di centinaia di indigeni, ignorando il loro diritto a una gestione sostenibile del loro territorio.
"La morte di Berta avrà un impatto devastante per le organizzazioni di difesa dei diritti umani", ha commentato da parte sua Erika Guevara-Rosas, responsabile per le Americhe di Amnesty International, secondo la quale l’uccisione di Caceres "è una tragedia che si poteva prevedere da anni, perché vittima da anni di una campagna di minacce ed intimidazioni a causa della sua lotta ambientalista".