Il piano 'Reduced Emissions from Deforestation and Degradation' (REDD) eviene elaborato nell'ambito delle proposte per la Framework Convention on Climate Change delle Nazioni Unite (UNFCCC), che si riunirà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre. Secondo quanto riportato da Current Biology, il piano ancora non prevede la salvaguardia di molte aree in cui vivono moltissime specie a rischio estinzione, e tiene in considerazione quasi esclusivamente le foreste.
ln realtà che nel documento in elaborazione non è neppure chiaro se le foreste stesse saranno salvaguardate, dato che perfino la frase "contro la conversione di foreste naturali in piantagioni" è finita tra parentesi: alcuni paesi stanno facendo pressioni per includere le piantagioni nelle "foreste" da sovvenzionare, quelle stesse piantagioni che alimentano la deforestazione.
L'allarme biodiversità è stato lanciato da un gruppo internazionale di esperti coordinato da Alan Grainger dell'Università di Leeds. Le foreste, fanno notare, ospitano una gran parte delle forme di vita terrestri, il loro valore non può essere ridotto ad un computo del carbonio. E invece, il piano in corso di elaborazione, si occupa solo della necessità di ridurre la deforestazione delle foreste pluviali, perchè sono quelle la cui distruzione produce una maggiore quantita' di CO2 e percheé sono economicamente più facili da proteggere.
Concentrandosi solo sulla protezione delle foreste pluviali - sostengono gli autori dello studio - si perdono di vista molti altri hotspot del territorio, posti dove vivono specie a rischio e che bisogna proteggere. Per di più il REDD, cosi' com'e concepito, "non risolve il problema della deforestazione ma, dando incentivi economici agli stati che proteggeranno le foreste pluviali, spinge semplicemente a spostare la deforestazione da una parte all'altra, a scapito di aree con una grande biodiversita' a rischio".
REDD, foreste e clima: leggi il briefing sulla trattativa in corso