Un controverso progetto per la costruzione di una ferrovia transcontinentale in Sud America – dall’Atlantico al Pacifico – ha suscitato la preoccupazione dei popoli indigeni e di Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. La ferrovia, che ha il sostegno del governo cinese, attraverserebbe infatti molti territori indigeni e aree ad alta biodiversità della foresta amazzonica di Perù e Brasile. Se venisse realizzata, per le terre e le vite indigene sarebbe il caos: i loro territori sarebbero aperti alle attività minerarie, al disboscamento illegale, e allo sfruttamento industriale, e la colonizzazione sarebbe incoraggiata.

 

“Questa ferrovia è dannosa e minaccia il nostro popolo” ha detto Ninawá Kaxinawá, leader indigeno di una comunità che vive vicino a dove dovrebbe passare la ferrovia. “Per noi Indiani e per i nostri parenti incontattati questo progetto rappresenta un pericolo mortale, che rischia di porre fine alla nostra foresta e alle nostre vite!”

Se le loro terre saranno invase, le tribù incontattate – le società più vulnerabili del pianeta – rischiano la catastrofe. Intere popolazioni potrebbero essere spazzate via dalla violenza di esterni e da malattie come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie.

Purtroppo, progetti simili hanno lasciato precedenti preoccupanti. Negli anni ’80 i 900 chilometri della ferrovia Carajás, nel nord-est dell’Amazzonia brasiliana, aprirono la terra di molti popoli indigeni come gli Awá isolati – la tribù più minacciata del mondo – ai taglialegna, agli allevatori e ai coloni illegali. Moltissime famiglie vennero massacrate e molte altre morirono per le malattie portate dagli esterni; il disboscamento dilagante, inoltre, causò la deforestazione di più del 30% del territorio centrale degli Awá.

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