La rapida scomparsa delle foreste pluviali di Sumatra e Borneo rappresenta una minaccia immediata alla sopravvivenza dell’orango, ma secondo gli scienziati i rischi sono maggiori. Infatti, le aree protette (già minacciate dal bracconaggio e dal taglio illegale) rischiano di non fornire le necessarie risorse per garantirne la sopravvivenza. Secondo un recente studio scientifico pubblicato dalla rivista PLoS ONE, l’intera specie rischia di scomparire se queste grandi scimmie non saranno re-introdotte in ambienti naturali con abbastanza cibo ad alta energia per loro di sopravvivere.

 

I ricercatori della Rutgers University  hanno infatti rilevato come la densità di oranghi è doppia nelle foreste palustri torbiere, rispetto alle circostanti aree, situate a poche decine di chilometri di distanza. 

"Questo studio ci offre elementi di comprensione sulla come un ambiente imprevedibile può influenzare la densità della popolazione di grandi animali che trascorrono la maggior parte del loro tempo sugli alberi", spiega Erin Vogel, antropologo evoluzionista alla Rutgers University. "Se gli individui non ottengono energia sufficiente, ne soffrirà la capacità riproduttiva e le dimensioni della popolazione."

Lo studio della Rutgers University è il primo a confrontare le variazioni dell’offerta di cibo in diversi siti della foresta pluviale. Vogel e il suo collega dell'Università di Leicester, Mark Harrison, hanno scoperto che gli oranghi che vivono nella foresta di Tuanan, nel Kalimantan centrale (Indonesia) consumano quasi 2.500 calorie al giorno quando la disponibilità di frutta è alto, e 800 calorie nei tempi di scarsità - rispetto agli oranghi oranghi che abitano nella vicina foresta di Sabangau, che sorge su un più spesso strato di torba acida, che impedisce ai nutrienti di raggiungere la vegetazione.

"Passeggiando per la foresta, non si sarebbe in grado di percepire la differenza, I siti hanno lo stesso aspetto, ma uno degli habitat sembra più in grado di sostenere una popolazione sana."

Questo è importante perché gli oranghi - tra i più stretti parenti dell’uomo, con il 97 per cento del DNA in comune -potrebbero estinguersi nel giro di un decennio se continuerà la  distruzione di loro habitat. La rapida deforestazione della foresta, soprattutto per l’espansione delle piantagioni di palma da olio, e il bracconaggio (che mira ad uccidere le madri per catturare i cuccioli) hanno dimezzato la popolazione del Borneo. 
 
Molti oranghi, scacciati dal proprio habitat, sono stati portati in centri di riabilitazione e dovrebbero essere reintrodotti in natura. Per questo è cruciale sapere in quale ambiente reintrodurli con speranze di successo, sapendo identificare gli ambienti idonei, in grado di fornire il giusto apporto calorico.
Sotto la lunga pelliccia rossa, queste scimmie accumulano grasso che gli serve da scorta per i periodi di magra, e una buona scorta è necessaria per la riproduzione, che avviene con un solo cucciolo ogni sette-nove anni. Ecco che il nutrimento diviene un fattore chiave per la tenuta della capacità riproduttiva, e quindi della popolazione.

 

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