Un anno fa le popolazioni locali della foresta di Tanoé avevano iniziato la loro protesta contro il mega progetto di piantagioni di palma da olio. La foresta rappresenta l'ultimo frammento di foresta relativamente intatta nell'estremo sud-est della Costa d'Avorio. Si estende su 12.000 ettari e comprende la vasta laguna di Ehy e il fiume Tanoé che fa da frontiera naturale col Ghana.
Trattandosi di una foresta umida e ricca di torba, gioca un grande ruolo di assorbimento di carbonio e quindi un ruolo cruciale per evitare il riscaldamento climatico, così come la rarefazione delle piogge ed il calo del rendimento delle coltivazioni dei contadini.
Inza Koné, coordinatore del programma Ricerca e azione per la salvaguardia dei primati della Costa d'Avorio non ha dubbi: "Il progetto di piantagione della palma da olio rischia di causare la scomparsa di specie animali e di piante endemiche della foresta Tanoé. Le specie più iconiche sono il colobo rosso di Miss Waldron (Piliocolobus badius waldronae), il cercopiteco diana (Cercopithecus diana roloway) e il cercopiteco dal collare (Cercocebus atys lunulatus), le tre specie di primati più minacciate di estinzione in Africa occidentale. Infatti fanno parte della lista delle 25 specie di primate più minacciate al mondo. Inoltre, 179 specie di uccelli delle quali una sessantina è di interesse internazionale, e 279 specie di piante, delle quali 33 di grande importanza ambientale , vivono nella foresta di Tanoé. Siamo scioccati dal fatto che un progetto di distruzione di questa foresta sia stato avviato senza nemmeno una valutazione di impatto ambientale e sociale, come previsto dal Codice dell'ambiente in vigore in Costa d'Avorio".
Alla fine del 2007 una società ivoriana che produce olio di palma ha richiesto di sfruttare 6.000 ettari di foresta, presentando un progetto del valore di 18 miliardi di franche centrafricani, pari a circa 39 milioni di dollari, promettendo di creare mille posti di lavoro nella piantagione e 300 nell'industria di raffinazione.
La promesse e I franchi non hanno però allettato ambientalisti e popolazioni locali che hanno immediatamente denunciato il fatto che dietro l'impresa nazionale si nascondono investitori stranieri, in particolare della Malesia, uno dei principali produttori di olio di palma. L'espansione del biodiesel ha fatto impennare la domanda mondiale di olio di palma, e con questa la ricerca di nuove terre per le piantagioni, ai danni delle foreste di Indonesia, Africa e Papua Nuova Guinea.
Il Ministero dell'ambiente della Costa d'Avorio qualche mese prima aveva chiesto di istituire nella foresta una riserva naturale. Il governo si era quindi opposto e la compagnia aveva tentato di rivolgersi direttamente alle autorità provinciali. "Non potremmo mai compensare le perdite causate dalla scomparsa di questa foresta ed i costi per far fronte ai danni provocati da questa scomparsa sarebbero mille volte più enormi che i benefici che questa potrebbe generare", assicura Koné, e difatti il progetto è stato nuovamente bloccato.
Situata a soli 70 chilometri da Abidjan, la foresta di Tanoé è particolarmente interessante dal punto di vista commerciale, ma fino ad oggi è stata gelosamente protetta dalla sua popolazione di pescatori che ora temono che la deforestazione metta in pericolo la popolazione ittica e dai piccoli contadini che vedono come un una minaccia l'arrivo dei complessi agro-industriali. Per questo le comunità locali chiedono di poter gestire l'area per mantenere le piccole attività di pesca e la foresta attraverso una riserva naturale.