Roma, 29 maggio 2002 - Mancano pochi giorni alla prima partita della nostra Nazionale di calcio. Tra Italia e Ecuador non ci sono ancora vincitori, ma c'è già  uno sconfitto: è l'ambiente. L'Ocp, l'oleodotto che taglierà  in due l'Ecuador, e le trivellazioni che stanno martoriando la Val d'Agri sono due facce di questa sconfitta, frutto di un contorto modello di sviluppo che alimenta gli interessi di pochi e resta sordo ai diritti delle comunità locali e agli equilibri dell'ecosistema. Se due sono i teatri della sconfitta, l'attore protagonista è uno: l'Eni, la più grande compagnia petrolifera italiana. I due Paesi sono uniti infatti, pur su scale diverse, dall'aggressione al loro territorio in nome del miraggio petrolio.

In Ecuador il megaoleodotto Ocp, alla realizzazione del quale l'Eni partecipa insieme ad un cartello di multinazionali, amplierà  sensibilmente le zone investite dall'estrazione petrolifera, coinvolgendo aree di foresta primaria amazzonica finora intatte e mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, già  minacciate da scontri e tensioni. In Basilicata, il progetto d'estrazione in Val d'Agri evidenzia sempre più come quelle perforazioni non solo non costituiscono la grande occasione di sviluppo promessa ma mettono a rischio l'equilibrio ambientale e la sicurezza delle comunità  locali, il tutto in cambio di pochi spiccioli.

In occasione dell'assemblea degli azionisti ENI di domani, un cartello di associazioni - Legambiente, Campagna per la riforma della Banca Mondiale, CRIC-Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione, Terra Nuova, Amici della Terra, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Federazione Verdi Italiani, Comitato Internazionalista Uíwa, Carta, DeA-Associazione Donne e Ambiente, Greenpeace e ATTAC - chiederà  che l'ENI esca dalla partecipazione alla realizzazione del nuovo megaoleodotto in l'Ecuador e presti ascolto ai cittadini della Val d'Agri rinunciando alla colonizzazione petrolifera della loro terra.

E sabato mattina dalle 10.30 Legambiente, insieme a tanti cittadini, associazioni e comitati, manifesterà  davanti al Centro oli di Viggiano (PZ) per dire che il futuro della Val d'Agri non sta nell'oro nero, ma in quello 'verde' del suo paesaggio, di un'agricoltura di qualità  e nelle sue antiche tradizioni. E, dopo i fatti di corruzione scoperti in questi giorni, anche per dire basta a un'illegalità  che ci ruba il futuro.

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