Una mega-diga in Colombia, si prepara a sommergere ampi tratti di foresa oltre alle terre di contadini e indigeni. Costruita nella regione del Huila, El Quimbo, centrale lunga 151 metri e alta 66 che sarà in grado di produrre 400 megawatt di energia destinata all'esportazione. La diga è promossa dalla colombiana Emgesa, una sussidiari adella spagnola Endesa, a sua volta controllata al 92 per cento dall'Enel. A lavorare alla sua costruzione è un'impresa italiana, la Impregilo.
Per realizzare questa centrale idroelettrica, si inonderanno 8500 ettari di terra molto fertile, parte della Riserva Forestale Amazzonica, che ora dà da mangiare a migliaia di persone. Saranno inondati sei comuni con le case di circa 400 famiglie. Centinaia di contadini, pescatori e braccianti dovranno lasciare le loro case e i campi, circa 2000 persone perderanno il lavoro e la fonte di sostentamento. Sarà in grave rischio la sicurezza alimentare di tutta la regione, perché la zona che sarà inondata, ricca in biodiversità, produce attualmente mais, tabacco, riso, sorgo, soia, cacao, frutta, carne e latte. Saranno inondati siti di interesse culturale ed archeologico.
Le proteste nonviolente delle comunità organizzate sono represse con violenza dalle squadre antisommossa armate dal governo colombiano in accordo con la multinazionale. Si sta facendo spazio con la violenza allo sviluppo di questo megaprogetto che porterà molta ricchezza nelle mani di pochi e diffonderà fame e disperazione tra le comunità del posto, ceh si ritroveranno senza casa, senza lavoro, senza pesce da pescare né terra da coltivare, con gli ecosistemi distrutti...
L'Università Surcolombiana stima che durante i 50 anni di produttività dell’impianto idroelettrico, Endesa pagherà al dipartimento dell’Huila all'incirca 135 milioni di euro, contro i 480 milioni di euro che la regione perderà per la cessata produzione agricola dell’area inondata. A fronte di un tale impoverimento, la multinazionale registrerà, nello stesso periodo, un guadagno di 2.294 milioni di euro.
La diga sorgerà poco lontano da un'altra centrale idroelettrica, Betania, costruita 30 anni fa e che ha già causato sfollamenti e perdita di terre coltivate. Ne hanno memoria gli uomini e le donne della regione, gli anziani, i contadini e i pescatori che in questi giorni hanno partecipato alle proteste. Hanno manifestato pacificamente il dissenso, ma sono stati sgomberati con la forza. Ci sono stati feriti per il lancio dei gas lacrimogeni: un giovane ha perduto l'occhio destro.
Malgrado tutto, le proteste continuano, con l'obiettivo di impedire la deviazione del corso del Rio Magdalena, uno dei maggiori fiumi della Colombia, navigabile e lungo 1500 km, che garantisce la fertilità delle terre che bagna. La protesta riprende la citazione di monsignor Luis Infanti de la Mora, "Dacci oggi la nostra acqua quotidiana". Il vescovo di Aysen, nella Patagonia cilena, si era schierato con le proteste contro l'Enel per fermare la costruzione di cinque grandi centrali idroelettriche in quella regione.
"Il Quimbo non si inonda, non si espropria, non si vende" si leggeva sui cartelli. Protetti dalle forze di sicurezza, il3 di marzo sono iniziati i lavori per deviare il grande fiume. Il presidente Juan Manuel Santos ha annunciato che non permetterà che si blocchi un progetto così importante per il Paese. Secondo chi vive in quelle terre, questo progetto è un attentato all'agricoltura, alla pesca, all'economia della regione, alla natura e all'equilibrio degli ecosistemi che verranno irrimediabilmente compromessi.