La Dichiarazione sul Capitale Naturale, resa pubblica nel fine settimana dalle grandi banche e dal settore finanziario a latere del vertice di Rio de Janeiro sullo Sviluppo sostenibile, segna l'avvio della finanziarizzazione della natura. La teoria delle banche è che il processo di mercificazione aiuterà a porre un limite allo sfruttamento indiscriminato della natura. Ma in questa maniera, secondo la rete di associazioni europee Banktrack, la Dichiarazione diventa l'ennesimo tentativo di promuovere una visione della cosiddetta Green Economy basata sul modello liberista e incentrata sui meccanismi di mercato. Ovvero il risultato che il settore privato sta cercando di ottenere al summit di Rio de Janeiro, spesso e volentieri ricevendo facile sponda dai governi, soprattutto quelli del Nord del mondo. 

 
 
Secondo l'associazione Re:Common, gli istituti di credito pretendono una sorta di diritto indiscusso di fare business, che permetta l'accesso a ogni settore della natura e dell'ambiente, identificando e dando un costo a ogni "servizio" e bene che può essere identificato in quegli ambiti.
Una vera Green Economy dovrebbe basarsi su presupposti diametralmente diversi, prima di tutto invertendo la tendenza attuale di mercificare e finanziarizzare ogni bene naturale, riducendo il ruolo dei mercati e del settore finanziario e riconoscendo in modo molto chiaro i limiti del mondo degli affari nell'ambito delle altre sfere della vita delle persone e del Pianeta. C'è inoltre la necessità di rafforzare il controllo democratico sopra i beni comuni naturali del globo.
 
"Invece di una Dichiarazione sul Capitale Naturale, avremmo bisogno di una Dichiarazione sulla Natura Senza Capitale - spiega Antonio Tricarico, al summit di Rio de Janeiro - Le banche hanno lanciato un documento basato sul solito approccio volontario e senza alcun impatto positivo sul loro trend attuale di investimenti, quando invece avrebbero dovuto ritirarsi dai settori in cui non hanno diritto di operare. La loro condotta non fa altro che acuire l'attuale crisi ambientale. Si pensi per esempio che Unicredit, la quale promuove la dichiarazione, continua a finanziare a man bassa progetti a carbone e la dark economy".

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