La Corte d'Appello dell'Ecuador ha confermato martedì scorso la condanna contro la Chevron per gli sversi di petrolio e di rifiuti tossici nella foresta amazzonica. La sentenza impone alla multinazionale di pagare 18 miliardi di dollari per danni alle alle parti lese. Lo scorso febbraio il tribunale aveva ordinato alla Chevron a pagare 8600 milioni dollari per i danni ambientali, ma l'importo è raddoppiato nella sentenza di appello, anche perché la Chevron si è sempre rifiutata di scusarsi pubblicamente, come richiesto dalla sentenza.
Al contrario, la Chevron ha tentato di imbrogliare la corte, utilizzando un laboratorio segreto negli Stati Uniti per nascondere i di campioni di terreno inquinato in Amazzonia. In dicembre un giudice statunitense ha ordinato la pubblicazione dei documenti che provano la frode della Chevron verso il tribunale dell'Ecuador. Gli esperti scientifici della Chevron nel processo in Ecuador - uno dei quali è un rispettato professore della la University of California - hanno messo in atto un programma che garantiva all'azienda l''esclusivo impiego di campioni di terreno "puliti" campioni dai siti contaminati, mentre tutti i campioni "sporchi" sarebbero stati dirottati a un laboratorio chiamato NewFields, e non sarebbe inviati al tribunale.
"Ratifichiamo la sentenza del 14 febbraio 2011 in tutte le sue parti, compresa la sentenza di risarcimento morale", recita la sentenza emessa martedì scorso, divulgata dalla Reuters.
La Texaco, poi acquistata dalla Chevron nel 2001, era accusata di riversare rifiuti tossici nella foresta amazzonica, causando tra l'altro malattie e decessi fra gli indigeni. I querelanti erano ricorsi in appello, sostenendo che i risarcimenti non fossero sufficienti ad assicurare la bonifica dei siti.
La Chevron Texaco aveva sostenuto di aver bonificato i siti, e sosteneva che le prove portate dai querelanti, e accettate dalla corte, fossero fraudolente. Ma è stato il tribunale statunitense a provare che la vera frode era stata orchestrata dalla multinazionale.