Santiago del Cile, 21 aprile 2005 - Protetta la Foresta Temperata di Valdivia, nel cuore delle Ande Cileane.
La Foresta Temperata di Valdivia è una eco-regione importantissima a livello globale, ed è considerata come fra le più alte priorità di conservazione dalle più importanti Organizzazioni di protezione del pianeta, tra le quali: World Bank , World Wildlife Fund e The Nature Conservancy, Conservation International. L'Alerce è un albero simile alla sequoia in grado di vivere fino a 4.000 anni ed arrivare ad altezze di 60 metri (la torre di Pisa è alta 63 metri).
Il governo del Cile ha deciso di proteggere una specie minacciata della foresta costiera temperata di Valdivia: si tratta dell'alerce (Fitzroya cupressoides), una conifera - simile alla sequoia - che è fra gli alberi più longevi del pianeta, poiché vive anche più di 3.000 anni. Cresce molto lentamente e può raggiungere settanta metri di altezza e quattro di diametro. In Cile l'alerce è monumento nazionale e legalmente non può essere tagliato, ma il suo legno duro e forte ha portato a una spietata cosa al taglio illegale. Nell'autunno scorso gli ambientalisti hanno dunque avviato una massiccia campagna internazionale per chiedere una maggiore protezione dell'alerce e finalmente poche settimane fa il governo cileno ha lasciato cadere le riserve poste all'inclusione di questo albero nell'Appendice 1 della Cites (la Convenzione internazionale sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate), ovvero la lista delle specie per cui vige il divieto assoluto di commercio. Il Cile dunque non accorderà più permessi di esportazione del legno di Fitzroya cupressoides.
Per il bollettino Forest Conservation News Today il divieto di taglio e vendita di questa specie arborea può essere un passo molto importante nella protezione della foresta di Valdivia, che è l'ultimo habitat importante dell'alerce ma anche una delle cinque foreste pluviali temperate rimaste al mondo, e l'unica nell'America del Sud.
Nel 1987 l'Argentina propose di inserire l'alerce nella Cites e i membri della Convenzione accettarono, ma il Cile si oppose all'inserimento della sua popolazione costiera di alberi di alerce nell'Appendice I, escludendo dalla protezione gli alberi morti della regione X nel Cile meridionale. La specie veniva dunque trattata come se fosse classifocata nell'Appendice II, per la quale il commercio è permesso con restrizioni. Ma da allora, la regione costiera X è stata devastata da tagli illegali e incendi da parte della mafia del legname; è infatti difficile ex post dire se un tronco proviene da un albero morto naturalmente o ammazzato dalle motoseghe. Al mercato nero il legno di alerce ha raggiunto il valore di 5.000 dollari al metro cubo e questo ha portato, secondo le stime, al taglio di oltre 30.000 ettari di foresta.
All'inizio del 2002 dunque il Centro australe dei diritti ambientali ha cominciato una campagna per la protezione dell'alerce, con tutti gli strumenti legali nazionali e internazionale. E' riuscito a portare in giudizio otto criminali del settore. Ha inoltre raccolto le prove della duplicità del governo nel contrabbando dell'alerce: una connection comprendeva funzionari di polizia e forestali a copertura della presenza di abbattitori sulle terre private, la cui presenza era confermata da video. L'anno scorso funzionari governativi erano stati legati allo scandalo dell'alerce e il direttore dell'ufficio cileno della Cites (il Conaf) è stato arrestato con l'accusa di tangenti e connivenze con il traffico illegale, anche se poi è stato rilasciato per mancanza di prove. Il gruppo sudamericano ha lavorato anche negli Stati Uniti, uno degli sbocchi di mercato del legno illegale, attraverso l'Environmental Law Alliance Worldwide. Le indagini hanno individuato tre compagnie statunitensi che avevano importato alerce dal Cile, e questo ha permesso al Centro di sostenere nei processi che l'albero era seriamente minacciato e aveva bisogno di protezione assoluta. E' allora che il governo cileno abbandonato l'idea di chiedere altre deroghe per l'alerce, fino a lasciar cadere ogni riserva sulla sua protezione.