Le immagini satellitari la nella prima metà del mese di luglio segnalavano la presenza di 145 focolai di incendio, prevalentemente nell’isola di Sumatra, e un picco ancora più alto noi giorni precedenti, con 245 hotspot, secondo quanto riporta  l'agenzia indonesiana per la gestione dei disastri. Sono numeri ancora lontani dalla catastrofe di incendi forestali dello scorso agosto, ma è un campanello d’allarme per l’inizio della stagione secca. La maggiore concentrazione degli incendi, come l’anno scorso, è nella provincia di Riau, con 64, focolai nella regione torbiera.

 

Segue il  Kalimantan, la parte indonesiana dell'isola di Borneo, con 43 hotspot rilevati.

"La maggior parte degli hotspot sono il risultato della incendi dolosi", ha spiegato alla testata di Singapore StaitsTimes il portavoce dell’agenzia per la gestione delle catastrofi, Sutopo Purwo Nugroho.

Nella vicina provincia di Jambi, una delle più colpite dagli incendi dell'anno scorso, la polizia ha riferito di aver avviato presso la Procura procedure contro i dirigenti di quattro grandi imprese: Suwaiyah Binti Abdullah, dipendente del conglomerato Sinar Mas; Darmawan Eka Setia Pulungan, direttore della  PT Agro Tumbuh Gemilang Abadi; Munadi, della PT Ricky Kurniawan Kertapersada e Iwan Worang, dellal PT Dyera Hutan Lestari.

La polizia Jambi sta investigando altre quattro imprese, ma non ha voluto farne i nomi. "La polizia sta investigando solo sulle piccole imprese, non le grandi aziende” sostiene Mursi Nauli, dell’associazione ambientalista WALHI (Friends of the Earth Indonesia), invitando le autorità a investigare le grandi impese. Secondo Walhi, gli incendi dello scorso anno sono costati oltre 6000 miliardi di rupie (454 milioni di dollari) nella sola provincia di Jambi. La Banca mondiale ha calcolato il danno totale degli incendi per l'economia indonesiana attorno ai 16 miliardi di dollari.
Secondo Nauli, il 70% delle piantagioni in Jambi non ha impianti antincendio e il governo dovrebbe effettuare controlli a campione ogni sei mesi.